Wings

William A. Wellman

T. it.: Ali. Sog.: John Monk Saunders. Scen.: Hope Loring, Louis D. Lighton. F.: Harry Perry. Mo.: E. Lloyd Sheldon. Mu.: J.S. Zamecnik. Ass. regia: Norman Z. McLeod, Richard Johnston. Int.: Clara Bow (Mary Preston), Charles Buddy Rogers (Jack Powell), Richard Arlen (David Armstrong), Jobyna Ralston (Sylvia Lewis), El Brendel (Herman Schwimpf), Richard Tucker (il comandante), Gary Cooper (cadetto White), Gunboat Smith (il sergente), Roscoe Karns (tenente Cameron), Henry B. Walthall (Mr Armstrong), Julia Swayne Gordon (Mrs Armstrong), Arlette Marchal (Celeste). Prod.: Paramount Famous Laskey Corporation. Pri. pro.: 19 maggio 1927 DCP. D.: 140’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Primo lungometraggio a ricevere l’Oscar come miglior film (e per gli effetti speciali), Wings fu anche il primo trionfo di un giovane cineasta che, regista da soli tre anni, era già autore di undici film. In rotta con la Paramount mentre è in pieno montaggio (la società interrompe i pagamenti, ma William Wellman continua a lavorare), perché le riprese, che duravano da tre mesi, non finivano più e avevano provocato un superamento del budget nonostante il preventivo cospicuo di due milioni di dollari (il più grosso budget della Paramount per l’anno 1926), William Wellman vede confermata la sua popolarità di regista efficace e spettacolare, e il proprio contratto rinnovato in condizioni molto vantaggiose grazie all’appoggio del suo nuovo agente Myron Selznick. […] Il film era stato messo in cantiere per le spettacolari sequenze di combattimenti aerei, ai quali William Wellman ha saputo imprimere tutta la sua forza e la sua inventiva visiva, fondendo il proprio gusto per l’azione fisica, il senso dello spazio (e si sa quanto sia difficile dominare lo spazio – per comunicarne la sensazione agli spettatori – in una dimensione caratterizzata dalla mancanza di coordinate qual è il cielo), oltre alla propria esperienza personale di pilota durante la guerra. Bisogna rendere omaggio a B.P. Schulberg, il produttore associato: si era battuto per imporre Wellman alla Paramount perché sentiva nel giovane regista una grande sintonia con il progetto; fu la perfetta dimostrazione che un regista non filma mai al meglio se non ciò che conosce bene. I riferimenti autobiografici del film sono assai rari, dato che William Wellman aveva collaborato solo in minima parte alla sceneggiatura di Hope Loring e Louis D. Lighton. Il film fa solo riferimento alla battaglia di San Michel dove il 13 settembre 1938 morì uno dei suoi migliori amici, Dave Putnam […]. L’esperienza di William Wellman nella squadriglia Lafayette ha senz’altro contribuito in misura notevole a donare vita ai personaggi di giovani che affrontano con entusiasmo in una guerra che non conoscono e di cui all’inizio non hanno compreso le dimensioni. […] L’esperienza come aviatore permette a Wellman di disegnare cinematograficamente mirabili scene di combattimento nello spazio (a volte con una ventina di aerei contemporaneamente in volo), far comprendere agli spettatori come si svolgevano gli scontri (attacchi, finte, cacce, ecc.) ed elaborare inquadrature rimarchevoli per la loro forza drammatica derivata da sorprendenti idee visive.
(Hubert Niogret, Les Ailes. L’espace du ciel, “Positif”, n. 396, febbraio 1994)

Copia proveniente da

Partitura composta da J. S. Zamecnik, orchestrata e arrangiata da Dominik Hauser, eseguita dal pianista Frederick Hodges con gli effetti sonori di Ben Burtt
Il restauro, che si proponeva di ricreare l’esperienza originale vissuta dallo spettatore nel 1927, è stato eseguito a partire dal migliore elemento a disposizione, un controtipo prodotto presumibilmente nel 1957 e conservato negli archivi dell’Academy. Il restauro, a cura della Technicolor, si è avvalso di strumenti quali MTI Correct, Diamant e PF Clean per riparare i graffi e stabilizzare le immagini. Sono stati utilizzati software per gli effetti visivi come DVO e After Effects e script personalizzati per gestire il degrado del film e aggiungere l’effetto ‘handschiegl’, un processo di colorazione pochoir che anticipava l’imbibizione del sistema Technicolor