Zaza

Allan Dwan

Sog.: dalla pièce omonima di Pierre Berton e Charles Simon. Scen.: Albert Shelby Le Vino. F.: Hal Rosson. Int.: Gloria Swanson (Zaza), H.B. Warner (Bernard Dufresne), Ferdinand Gottschalk (duca di Brissac), Lucille La Verne (zia Rosa), Mary Thurman (Florianne), Yvonne Hughes (Nathalie), Riley Hatch (Rigault), Roger Lytton (impresario teatrale), Ivan Linow (l’Apache). Prod.: Adolph Zukor per Famous Players-Lasky Corporation. Pri.pro.: 16 settembre 1923 35mm. L.: 2011 m. D.: 73′ a 24 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Pur nell’estrema attenzione di Dwan a contenere le spese, Zaza risultò un magnifico film, che ancor oggi ci appare più opulento della versione girata da Cukor nel 1939. Dwan aveva suggerito allo studio che New York sarebbe stata una location più adatta ad evocare un paesaggio urbano europeo, e per accentuare l’atmosfera volle solo comparse francesi, che non parlavano una parola d’inglese… ancor più sofisticata la scelta di mostrare al direttore della fotografia, Hal Rosson, una serie di quadri di Toulouse-Lautrec, per fargli visualizzare lo spirito dei café parigini. […] Zaza era basato su una pièce francese di Pierre Berton e Charles Simon, che David Belasco aveva portato sulle scene di New York con grande successo nel 1899, solo pochi mesi dopo la première  parigina. La storia è quella d’una cantante di provincia dalle grandi ambizioni, che cede al fascino di uno dei suoi ammiratori, poi viene a sapere che l’amante è sposato e ha una figlioletta che lo adora, e pone fine alla relazione. Anni dopo, quando ormai Zaza è una stella delle scene parigine, l’amante ritorna: ma lei gli dice che lo ama come si ama qualcuno che è morto, che serberà sempre il suo ricordo e non vuole rivederlo mai più. Il soggetto offriva dunque il coinvolgente ritratto di una donna che soffre per amore, riversa ogni sua passione nell’arte e raggiunge così indipendenza e pace interiore. Ma il personaggio di Zaza riflette l’epoca della sua creazione; è una donna che, per quanto grande sia l’affermazione personale che ha raggiunto, deve comunque lasciare l’uomo che ama a una più rispettabile rivale. Se già la versione del 1915, con Pauline Frederick, preferiva sfruttare la natura risquée della storia sfumandone l’aspetto drammatico, Dwan, che aveva a disposizione Gloria Swanson, poté dar vita a un’immagine in maggior sintonia con i liberati anni Venti: e per prima cosa l’ambientazione venne spostata da fine Ottocento all’epoca della Prima guerra mondiale […] Dwan lavora padroneggiando l’economia narrativa, e il film ricco d’atmosfera riesce a esprimere un’ampia gamma di sentimenti. La sua scena finale, un momento sospeso ai bordi della felicità, scivola dritto verso l’eternità.

Frederic Lombardi, Allan Dwan and the Rise and Decline of Hollywood Studios, McFarland, Jefferson  NC 2013

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