ZAGOVOR OBRECˇ ËNNYCH

Michail Kalatozov

T. ing.: Conspiracy of the Doomed; Scen.: Nikolai Virta; F.: Mark Magidson; Scgf.: Isaac Sˇpinel; Mu.: Vissarion Sˇebalin; Int.: L. Skopina, Pavel Kadocˇnikov, Vladimir Druzˇnikov, Vsevolod Aksënov, A. Vertinskj, Oleg Zˇakov, Rostislav Pljatt, Maksim Strauch; Prod.: Mosfil’m 35mm. L.: 2945 m. D.: 108’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

La funzione sovversiva dei film [della Guerra Fredda] era quella di raffigurare come nemici gli alleati che fino a ieri si erano uniti alla lotta anti-fascista. (…) La trasformazione degli ex-alleati (…) all’interno della trama, veniva rappresentata attraverso legami segreti tra gli americani (nemici di classe, naturalmente, come generali, senatori, uomini d’affari o diplomatici) e i nazisti. L’identificazione degli americani con i nazisti era l’unico “ingrediente segreto” di tutto il filone di film della Guerra Fredda, mentre in Conspiracy of the Doomed, i socialdemocratici dell’Europa dell’Est venivano considerati alla stregua degli americani, quindi come nemici assoluti. Tuttavia, (…) l’americano “negativo” era contrapposto all’americano “semplice”, il quale, se non proprio comunista, era almeno un simpatizzante. (…) [L’] unica funzione dell’americano “semplice” (…) era quella di credere nell’Unione Sovietica: non tanto una personalità individuale, dunque, quanto un rappresentante del popolo (un “ruolo idealizzato”). In Conspiracy of the Doomed si incontrano quattro di questi rappresentanti e, anche se interpretati da attori noti, quali Pavel Kadocˇ nikov, Vladimir Druzˇ nikov, Rostislav Pljatt e Maksim Strauch, i loro ruoli rimangono “idealizzati”. Naturalmente, all’interno di questa struttura tipologica realsocialista quasi tutti quelli che non erano “dei nostri” erano di fatto rappresentati come “nemici del popolo”, e viceversa. La funzione dell’“ostruzionista” poteva essere svolta, secondo Plyatt, da un senatore o da un ambasciatore americano in un paese dell’Europa orientale o chiaramente da un generale. Ma un rappresentante della CIA in qualità di agente professionista dei servizi segreti appariva solo a margine dell’azione. La struttura di genere di questi film era dunque notevolmente indebolita: l’intreccio spionistico diventava contesto per la trama piuttosto che pretesto per l’azione. Per questa ragione gli autori di questi film assegnavano volentieri il ruolo di spia alle donne: ciò permetteva di vivacizzare l’azione con imprevisti sviluppi della trama e mise mozzafiato (…).

Maya Turovskaya, Soviet Films of the Cold War, in Richard Tay- lor, Derek Spring (a cura di), Stalinism and Soviet Cinema, Rou- tledge, 1993

 

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