XIA NÜ

King Hu

Sog.: Pu Song-Ling. Scen.: King Hu. F.: Hua Hui-Ying. M.: King Hu, Chin-Chen Wang. Scgf.: King Hu Chin-Chuan, Chow Chi-Leung, Chan Seung-Lam. Mus.: Lo Ming-tao, Ta Chiang Wu. Int.: Hsu Feng (Yang Hui-Ching), Shih Jun (Ku Shen-Chai), Pai Ying (generale Shih), Tien Peng (Ouyang Nin), Cho Kin (il magistrato), Miao Tian (il consigliere di Mun Ta), Cheung Bing-Yuk (la madre di Shen-Chai), Sit Hon (generale Lu Ting-Yen), Wang Shui (Mun Ta), Roy Chiao Hung (Hui Yuan), Han Ying-Chieh (Hsu Hsien-Chen), Man Chung-San (Lu Chiang). Prod.: Liang Fang Hsia-Wu per International Film Company, Lian Bang, Union Film Company ·DCP. D.: 180’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Erede di una lunga tradizione artistica cinese, King Hu fa sfoggio costante di una straordinaria padronanza del campo visivo, non solo inteso come luogo geometrico dell’azione, ma anche e soprattutto come spazio coreografico: ben lontani dai duelli prosaici del kung fu quotidiano praticato all’epoca negli studios di Hong Kong, quelli di King Hu sono veri e propri balletti, che devono tanto all’opera di Pechino quanto al virtuosismo della macchina da presa, alla stupefacente agilità degli attori e soprattutto alla scienza del montaggio rapido: la maggior parte delle inquadrature di A Touch of Zen, specie nelle scene di combattimento, dura un secondo massimo due, provocando a volte una vaga sensazione di tedio e di confusione di fronte a effetti qua e là francamente ripetitivi.
Sarebbe tuttavia errato ridurre il film a un mero tour de force tecnico e a un susseguirsi di regolamenti di conti tra ‘buoni’ (l’eroina Yang Hui Chen – interpretata dalla splendida attrice Hsu Feng, già vista in altri film di King Hu –, i suoi sostenitori, tra cui il letterato Ku Sheng Chai con la sua curiosa faccia da mummia, e i bonzi) e ‘cattivi’ (Ou-yang Nien con i suoi uomini e la polizia politica di Men-Ta, che li inseguono lungo tutta la storia). In realtà c’è una progressione drammatica e spirituale che porta i personaggi dal semplice gioco a nascondino tra guardie e ladri a un’opposizione non solo politica, ma anche spirituale tra i detentori della saggezza buddhista e quelli del potere secolare e materiale. Da qui la progressiva intrusione della magia e del soprannaturale, fino all’illuminazione finale in cui il monaco Hui-Yuan raggiunge il Nirvana in un’orgia di effetti solari e magniloquenti degni di Abel Gance, peraltro non quanto di meglio offra il film. È anche una progressione dall’ombra alla luce, perché mentre il primo terzo del film è quasi completamente immerso nella penombra, l’ultima parte è un inno alla luce trionfante, fino all’accecamento del traditore Hsu.
Non pago di essere un maestro della tecnica, della macchina da presa, del movimento (perpetuo), del ritmo e del colore, in A Touch of Zen King Hu si rivela un ‘artista totale’: poeta, letterato, pittore e musicista. Certo, non si può dire che sia anche un acuto pensatore politico, ma la fondatezza delle sue idee è incontestabile: come in The Fate of Lee Khan e in The Valiant Ones, A Touch of Zen denuncia le forze più oscure e reazionarie della storia cinese (gli sbirri del governo, la polizia segreta).

Max Tessier, “Révue du cinéma”, n. 419, 1986

Copia proveniente da

Restaurato in 4K dal laboratorio L’Immagine Ritrovata a partire dal negativo. Il color grading è stato eseguito con la supervisione del direttore della fotografia.