VILLAGE WITHOUT WORDS

David Kurland

Mu.: Alberigo Vitalini; Prod. David Kurland Productions 35mm. D.: 11’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Se esistesse un modello per cinema del Piano Marshall, sarebbe Village Without Words. Il film di Kurland assume sorprendentemente le forme di un inno, una celebrazione del programma di aiuti e del boom economico.

Molti dei metodi e delle tecniche che la propaganda dell’ERP (European Recovery Program) amava tanto utilizzare non si ritrovano in Village Without Words. Al contrario, il film rompe totalmente con lo stile documentaristico. Le immagini sono costruite in modo che ogni ripresa formi una parte dell’insieme.

Kurland fa a meno della caratterizzazione all’interno della storia e non esistono figure individuali identificabili. Non si concentra su progetti concreti, che sarebbe possibile documentare cinematograficamente, o su storie edificanti che potrebbero servire da esempio ed essere raccontate a loro volta nel film. L’intento di Kurland è piuttosto quello di creare un film che funga da simbolo e non di un progetto in particolare ma dell’idea più ampia del Piano Marshall. Village Without Words è una vera storia di successo. Tutti gli scenari che appaiono in molti dei film del Piano Marshall per rappresentare il successo di un particolare progetto ERP legato ad un luogo, a un momento o a una persona particolari, sono già qui. E nella loro forma più pura: fabbriche, lavoratori che potrebbero venire da qualsiasi luogo del mondo, strade e vetrine di una città anonima, una giostra immobile. Tutto questo rappresenta la materia prima del film.

Rainer Rother

 

Copia proveniente da