VIE PRIVÉE

Louis Malle

Sog.: Louis Malle. Scen.: Louis Malle, Jean-Paul Rappeneau, Jean Ferry. F.: Henri Decaë. M.: Kenout Peltier. Scgf.: Bernard Evein. Mus.: Fiorenzo Carpi. Int.: Brigitte Bardot (Jill), Marcello Mastroianni (Fabio), Ursula Kübler (Carla), Dirk Sanders (Dick), Paul Sorèze (Maxime), Eléonore Hirt (Cécile), Gloria France (Anna), Antoine Roblot (Alain), Jacqueline Doyen (Juliette). Prod.: Jacques Bar per Cipra, Progéfi, CCM. DCP. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Vie privée è innanzitutto un abbagliante poema d’immagini sontuose e cangianti. Grazie al talento di Henri Decaë è uno dei più bei film a colori mai realizzati, e insieme a Il fiume, a Senso e a pochi altri rappresenta una svolta. Penso che sia il primo film impressionista, ossia il primo film in cui il colore possiede la luminosità, la morbidezza, la consistenza vellutata, la sensualità di quello dei nostri grandi pittori impressionisti. Sì, è un film straordinariamente sensuale nella sua stessa materia (colori, costumi, scenografie) ma anche, naturalmente, nel lavoro della macchina da presa, i cui movimenti hanno qualcosa di avvolgente, di carezzevole. […]
Louis Malle non ha voluto fare un documentario (o un documento) su Brigitte Bardot, ma un film.  Come ha detto egli stesso, “Spiegare il mito Bardot… è compito dei sociologi, non di chi racconta le storie”. […] Vie privée è innanzitutto un film psicologico, uno studio di carattere: e analizza, ancor più che il carattere di una star, di un’attrice preda del pubblico, quello di una donna, infelice perché braccata e ambita, considerata solo come un oggetto di curiosità, di piacere o di odio […] Questa vita da oggetto assillato le impedisce di condurre un’esistenza normale: è insoddisfatta, si annoia, “ama a metà”, vive a metà. […]
Dubito che il grande pubblico apprezzi veramente l’immagine che qui gli viene offerta del suo scandaloso idolo. […] La sua morte alla fine non può far altro che gettare nello sconcerto lo spettatore poco abituato a essere provocato in questo modo, a essere maltrattato fino a offrirgli una fine psicologicamente plausibile […]
Io invece sono grato a Louis Malle per questo finale disorientante e tragico come lo era quello di Zazie: ha fatto di più e di meglio che smontare il meccanismo del mito della star, ne ha mostrato una delle conseguenze, una delle soluzioni possibili quando la star in questione non può più, non sa più scegliere tra la vita privata e la vita pubblica artificiale e folle che la sua attività le ha plasmato. Perché, sia chiaro: in fin dei conti non è Jill che si suicida, è il Cinema che la uccide.

Marcel Martin, “Cinéma”, n. 64, Marzo 1962

Copia proveniente da

Restaurato in 4K da Gaumont in collaborazione con CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée presso il laboratorio L’Image retrouvée Éclair Classics, a partire dai negativi immagine e suono originali. Con il sostegno di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée