Viaggio In Italia
Sog., Scen.: Roberto Rossellini, Vitaliano Brancati. F.: Enzo Serafin. Mo.: Jolanda Benvenuti. Scgf.: Piero Filippone. Co.: Fernanda Gattinoni. Mu.: Renzo Rossellini. Su: Eraldo Giordani. Int.: Ingrid Bergman (Katherine Joyce), George Sanders (Alexander Joyce), Maria Mauban (Marie), Anna Proclemer (la prostituta), Paul Müller (Paul Dupont), Leslie Daniels (Tony Burton), Natalia Ray (Natalie Burton). Prod.: Sveva Film, Junior Film, Italia Film Produzione. Pri. pro.: 7 settembre 1954 DCP. D.: 97’.
Scheda Film
Viaggio in Italia, nella sua costruzione, è lontano dal documentario così come dal dramma o dall’intreccio romanzesco. Nessuna cinepresa da attualità avrebbe potuto registrare in modo simile, o piuttosto con un simile spirito, le metamorfosi di questa coppia di inglesi. Pensate che, per quanto girata dal vivo, anche la scena meno preparata si inserisce pur sempre nella convenzione di un montaggio, di una scelta: ed è questa convenzione che l’autore denuncia con una virulenza non inferiore a quella usata contro la suspense. La direzione degli attori è precisa, potente, e tuttavia la recitazione non si sente; il racconto è lento, libero, pieno di rotture, e tuttavia siamo lontanissimi da ogni forma di dilettantismo. Confesso la mia impotenza a definire con chiarezza i meriti di uno stile così nuovo da sfuggire ad ogni definizione. Fosse solo per le sue inquadrature, per i suoi movimenti di macchina […], questo film non assomiglierebbe comunque agli altri: riesce, e solo con la propria magia, a dotare lo schermo di quella terza dimensione, dietro cui corrono, da almeno tre anni, i migliori tecnici dei due mondi. […] Viaggio in Italia è la storia della lite e della riconciliazione di una coppia. Tipico soggetto da commedia, soggetto anche di Aurora. Rossellini e Murnau sono i due soli cineasti che abbiano fatto della natura l’elemento attivo, principale del dramma. Poiché rifiutano entrambi le facili soluzioni dello stile psicologico, disprezzano i sottintesi e l’allusione, hanno avuto lo straordinario privilegio di condurci fino alle più segrete regioni dell’anima. Segrete, intendiamoci: non si tratta delle zone torbide della libido, ma della piena luce della coscienza. […] I due film sono in realtà un dramma a tre personaggi, di cui il terzo è Dio, ma il volto di Dio non è lo stesso. Nel primo una ‘armonia prestabilita’, regge contemporaneamente i movimenti dell’anima e le vicissitudini del cosmo; la natura e il cuore dell’uomo hanno lo stesso battito. Il secondo, al di là di questo ordine di cui riesce a rivelare la magnificenza altrettanto bene, scopre quel supremo disordine che è il miracolo. […] Dal Museo di Napoli alle catacombe, dalle solfatare del Vesuvio alle rovine di Pompei, insieme alla protagonista, noi percorriamo tutto il cammino spirituale che, dai luoghi comuni degli antichi riguardo alla fragilità dell’uomo, conduce sino all’idea cristiana di immortalità. E se il film termina – potremmo dire logicamente – con un miracolo, è per il fatto che quest’ultimo era nell’ordine delle cose, da cui deriva che l’ordine dipende, in fin dei conti, dal miracolo.
Maurice Schérer [Eric Rohmer], La Terre du miracle, “Cahiers du cinéma”, n. 47, maggio 1955, trad. it. di Giovanna Grignaffini, in La pelle e l’anima. Intorno alla Nouvelle Vague, a cura di Giovanna Grignaffini, La Casa Usher, Firenze 1984
Restaurato digitalmente da Cinecittà Luce Coproduction Office e CSC - Cineteca Nazionale nell'ambito del Progetto Rossellini presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata nel 2012 a partire dai negativi originali scena e suono conservati presso Cinecittà Digital Factory. L’immagine è stata scansionata a una risoluzione di 2K. La posa ha cercato di restituire la lucentezza e la ricchezza della fotografia originale