VERS LA MER

Annik Leroy

Scen., F.: Annik Leroy, Marie Vermeiren. M.: Eva Houdová. Prod.: Cobra Films, Centre Bruxellois de l’Audio-Visuel, Radio Télévision Belge Francophone (RTBF). 16mm. L.: 991 m. Bn. 

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Annik Leroy gira come se vedesse per la prima volta. Seguendo le orme di Danubio di Claudio Magris, la filmmaker belga percorre la principale arteria fluviale europea dalla sorgente al Mar Nero. Incontra persone, scenari naturali e un’idea di comune appartenenza. È veramente come se l’Europa, scossa dalla storia e dall’ineguaglianza, illuminata attraverso il suo popolo, connessa da storie ormai dimenticate, si facesse corpo. Ci sono un cuore, una testa, braccia e gambe, ma come ben sappiamo sono scollegati.

È doloroso osservare l’ingenua ma necessaria speranza di questo film girato alla fine degli anni Novanta: una speranza schiacciata dalla politica europea, dal nazionalismo e dalla fredda ignoranza dei confini. Sarebbe molto meglio se ci limitassimo a seguire i fiumi. Leroy mostra ciò che questo può significare. Innanzitutto si tratta di un ritmo, di un movimento deliberato che sgorga da una minuscola sorgente e spiana la strada alla vita. Le immagini sono calme ma assertive, Leroy divaga ma segue sempre il corso d’acqua. Si tratta di curiosità e di cambiare sponda del fiume: ascoltare storie, percepire e non avere pregiudizi. Si tratta di andare alla scoperta e di vivere con quello che cresce accanto a noi. Si tratta di consapevolezza. Si tratta di essere forti e fragili. A volte i suoni e le immagini tremolanti sono sul punto di affogare, ma poi trovano un relitto a cui aggrapparsi e, oltre la curva successiva, il film si arricchisce di nuova vita. Si tratta di sussurrare quando basta un sussurro e di urlare quando è necessario un urlo. Si tratta di evanescenza. Leroy filma il fiume come simbolo, ma non una sola immagine è simbolica. Il fiume cresce tra le inquadrature e le persone, i paesi e le culture. Si tratta di imparare a nuotare, lasciarsi andare, galleggiare. Qui l’Europa non è una fortezza ma una promessa.
Si tratta dell’eterna verità secondo cui non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume. Ciascuna immagine conta. Annik Leroy gira come se vedesse per l’ultima volta. Forse è così che dev’essere: il Danubio che si dissolve silenzioso nel mare, come inosservato.

Patrick Holzapfel

Copia proveniente da: Annik Leroy