Treno popolare
Scen.: Gastone Bosio, Raffaello Matarazzo, Gino Mazzucchi; F.: Anchise Brizzi; Mo.: Marcello Caccialupi; Mu.: Nino Rota; Int.: Marcello Spada (Giovanni), Lina Gennari (Lina), Carlo Pietrangeli (Carlo), Cesare Zoppetti (Marito Infedele), Jone Frigerio (Sua Moglie), Maria Denis (Ragazza Sul Treno), Giuseppe Pierozzi (Un Viaggiatore), Gino Viotti (Uomo Con Papillon), Giuseppe Ricagno, Aldo Frosi, Idolo Tancredi (Altri Tre Viaggiatori), Raffaello Matarazzo (Direttore Della Banda Musicale Di Orvieto); Prod.: Giuseppe Amato Film Per Safir; Pri. Pro.: Novembre 1933 , 35mm. D.: 62′. Bn.
Scheda Film
“Uno dei film-faro del cinema europeo degli anni Trenta. Esprimendo una sorta di nuova nascita del cinema con il sonoro, Treno popolare riunisce e fonde genialmente in armonia numerose caratteristiche del cinema dell’epoca. Il parlato, di cui si è detto troppo spesso che aveva reso teatrale il cinema, ha quindi accentuato e ravvivato il suo realismo. (…) Questo realismo, nato dal suono e dalla possibilità di far parlare i personaggi nella loro propria lingua e con la loro vera voce, si estende qui ad una descrizione unanimista della società italiana, e particolarmente della piccola borghesia dell’epoca, dipinta con grande veracità nelle sue azioni e gesti quotidiani. E il fatto che il film si svolga interamente in esterni ha potuto far parlare al suo riguardo – precede di un anno Toni di Renoir – di prima opera neorealista. Questa descrizione è espressa con un lirismo delicato che deriva in parte dalla struttura musicale del film, a cui la partitura di Nino Rota, una delle più belle della storia del cinema, apporta un’emozione e una grazia senza pari. È Matarazzo che aveva persuaso Nino Rota a lavorare per il cinema e la musica di Treno popolare è la prima che abbia firmato. A tratti malinconico o nostalgico, il film esala anche una sensualità tenera, sensibile nei paesaggi, la fotografia e i gesti di alcuni personaggi. Nel film esiste un accordo miracoloso tra l’acume del realismo sociologico e il lirismo che emana dalla descrizione della natura e di quella fugace esaltazione che cattura i personaggi al suo contatto”.
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma, Laffont, Paris, 1992