TIRE AU FLANC

Jean Renoir

Sc.: Jean Renoir, Claude Heymann, dalla pièce di André Mouëzy-Eon e A. Sylvane. Didascalie: André Rigaud. F.: Jean Bachelet, P. Engsburg. Scgf.: Eric Aaes. Dir.P.: Pierre Braunberger. Ass.R.: André Cerf, Lola Markovitch, Armand Pascal. In.: Georges Pomiès (Jean Dubois d’Ombelles), Michel Simon (Joseph Turlot, il domestico), Félix Oudart (il colonnello Brochard), Jean Storm (il luogotenente Daumel), Maryane (Mme Blandin), Jeanne Helbling (Solange Blandin), Kinny Dorlay (Lily Blandin), Fridette Fatton (Georgette, la cameriera), Paul Velsa (il caporale Bourrache), Manuel Raabi – pseudonimo di Rabinovitch (il maresciallo), Louis Zellas (Muflot), Esther Kiss (Mme Fléchois), Catherine Hessling (la maestra nella foresta / una ragazza davanti alla caserma), André Cerf (un soldato), Max Dalban (un soldato), Roland Caillaud (il sergente), Mme Abdalla (la cantante alla festa del reggimento), Breugnot, Clerjane, Got, Delacour, Fournier e La Montagne (la squadra) .D.: Les Films Armor  / Les Editions Pierre Braunberger. P.: Néo-Film. 35mm. L.: 2331 m. D.: 103′ a 20 f/s.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Se si crede agli storici del cinema, Tire au flanc non è altro che uno scadente vaudeville, sfilacciato e privo d’interesse. Se lo si giudica dalle reazioni entusiaste del pubblico della Cinémathèque, si tratta invece di uno dei film più buffi mai girati in Francia, nonché una delle migliori pellicole mute del regista. Senza dubbio Tire au flanc è, tra i film di Renoir, quello in cui si sente maggiormente l’influenza di Chaplin; è probabile che Vigo lo abbia guardato attentamente prima di girare Zéro de conduite; il film di Renoir sta alla vita in caserma come quello di Vigo sta alla vita in collegio. È la stessa costruzione attraverso sketch molto corti di otto o dieci inquadrature; l’arrivo alla caserma, la puntura, le prove con le maschere antigas nella foresta di Fontainebleau, ognuna di queste scene è uno schizzo spassoso. (…) Sono pochi i film in cui si avverte con tanta chiarezza la lotta condotta da un cineasta avido di movimento contro un’apparecchiatura incline alla fissità, pochi i film in cui la vittoria del regista sulle contingenze è a tal punto evidente. Le moine infantili di Michel Simon annunciano e promettono le più ammirevoli smorfie del cinema francese, quelle di Bruel, Caussat, Boudu e di Père Jules.

François Truffaut, in André Bazin, Jean Renoir, Paris, G. Lebovici, 1971

 

Copia proveniente da

Copia preservata nel 1963