TIH MINH

Louis Feuillade

1° ep.: Le Philtre d’oublie; 2° ep.: Deux drames dans la nuit; 3° ep.: Les Mystères de la villa Circé; 4° ep.: L’Homme dans la malle; 5° ep.: Chez les fous; 6° ep.: Les Oiseaux de nuit; 7° ep.: L’évocation; 8° ep.: Sous le voile; 9° ep.: La Branche de salut; 10° ep.: Mercredi 13; 11° ep.: Le Document 29; 12° ep.: Justice; Scen.: Louis Feuillade e G. Le Faure; Op.: Klausse; M.: Klausse; Int.: Mary Harald (Tih Minh), René Cresté (Jacques d’Athys), Louis Leubas (Kistna), Edouard Mathé (sir Francis Grey), Gaston Michel (dott. Gilson), Georges Biscot (Placide), Marquet (dott. Clauzel), Emile André (dott. Davesne), Manuel Caméré (un indù), Georgette Faraboni (Dolorès Primolini), Jane Rollette (Rosette), Mme de la Croix (Mme d’Athys), G. Lugane (Jane d’Athys); Prod.: Gaumont 35mm. L.: 8081 m. D.: 397’ a 18 f/s. 1° ep. D.: 50’; 2° ep. D.: 30’; 3° ep. D.: 37’; 4° ep. D.: 30’; 5° ep. D.: 27’; 6° ep. D.: 31’; 7° ep. D.: 27’; 8° ep. D.: 29’; 9° ep. D.: 30’; 10° ep. D.: 37’; 11° ep. D.: 31’; 12° ep. D.: 33’. Bn.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Lo schema complessivo della trama di Tih Minh si basa su un doppio filo conduttore. Il primo è sentimentale e ha lo scopo di portare a buon fine il matrimonio fra Tih Minh e Jacques. Il secondo invece è poliziesco (e politico) e ruota intorno a un documento segreto: bisogna impedire che i “cattivi” se ne impossessino. (…) Il racconto è costruito in modo tale che la ragazza (Tih Minh) ha la stessa rilevanza narrativa dei documenti segreti: entrambi sono di origine orientale, entrambi saranno sballottati fra i due campi. I due fili dell’intrigo si svolgono parallelamente, senza che l’uno sia davvero indispensabile all’altro, ma gli sceneggiatori si sono ingegnati per legarli strettamente dall’inizio alla fine del film. (…) Il film è diviso in dodici episodi, quasi tutti costruiti su un punto interrogativo finale spesso artificioso: in certi momenti il racconto potrebbe arrestarsi, ed è necessario trovare un sistema di rilanci per far ripartire l’azione. Nella maggior parte dei casi si tratta di un rapimento (di oggetti o persone), che avviene quando tutto potrebbe sistemarsi.

Il secondo “motore” dell’intrigo è la dilazione: fino a che i banditi non vengono arrestati, il film può andare avanti… e potrebbe durare moltissimo. In effetti il racconto termina quando gli sceneggiatori ne hanno abbastanza: nell’undicesimo episodio decidono che gli inglesi hanno recuperato il tesoro di guerra; e nel dodicesimo fanno in modo che i cattivi si uccidano tra di loro, come in un buon vecchio Hergé (c’è dell’Hergé in Feuillade), permettendo così all’eroe di conservare le mani pulite.

François de la Breteque, Cahiers de la Cinémathèque, n. 33/34, 1981

Alcuni spunti per ulteriori riferimenti.
 Tih-Minh: Opulenza e Terrore; la Villa come Prigione e come Rifugio (cfr. L’anno scorso a Marienbad e L’angelo sterminatore); Servi che sovvertono il rapporto con i loro Padroni (cfr. Il servo); l’Espressionismo verso il Terzo Mondo, e Viceversa (cfr. il progetto wellesiano di Cuore di tenebra, Apocalypse Now, Blade Runner…)


Jonathan Rosenbaum, Velvet Light Trap, Spring 1996

Copia proveniente da