THREE WOMEN

Ernst Lubitsch

F.: Charles J. Van Enger. S.: Ernst Lubitsch, Hans Kraly. Sc: Hans Kraly. Scgf.: Svent Grade. Ass. R: James Flood, Henry Blanke. In: May McAvoy (Jeanne Wilton), Pauline Frederick (Mabel Wilton), Marie Prevost (Harriet), Lew Cody (Edmund Lamond), Willard Louis (Harvey Craig), Pierre Gendron (Fred Armstrong), Mary Carr (sua madre), Raymond McKee (amico di Fred). P.: Warner Brothers Pictures. 35mm. L.: 2025m. D.: 91’ a 20 f/s.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Quando agli inizi del 1913 Pauline Frederick (Pauline Libbey. Boston 12/8/1883 – Los Angeles 19/9/1938) accettò il ricco contratto offertole dalla Famous Players Film co., l’attrice aveva già alle spalle una brillante carriera teatrale iniziata agli albori del secolo, e che l’aveva portata ad essere una delle più celebri protagoniste dei palcoscenici nordamericani. Jesse Lasky, il patròn della Famous Players aveva convinto la Frederick ad interpretare The Eternal City, un romanzo dell’inglese Hall Caine, divenuto anche una pièce di successo sui palcoscenici londinesi, con l’accordo che il film sarebbe stato girato a Roma. In Italia il film è rimasto inedito, mentre in America riscosse un enorme successo e la Frederick accettò volentieri di interpretare Bella Donna (1915), un romanzo di Robert Hichens che Alla Nazimova aveva trasformato in lavoro teatrale e portato al successo tre anni prima. Nel 1920, alla soglia dei quarant’anni, interpretò Madame X., quello che verrà poi giudicato il suo miglior film: tratto da un cupo melodramma di Alexandre Bisson, Madame X. è la storia di una donna non più giovanissima, ingiustamente sospettata di tradimento dal marito e che andrà incontro ad una sempre maggiore degradazione, una vera discesa agli inferi fino alla straziante morte negli ultimi fotogrammi. Dopo questo film, Pauline ripeté più volte ruoli di mature signore predestinate a tormenti sentimentali, generalmente avviati al fallimento. La si veda in Let No Man Put Asunder (Catene del cuore, 1924) o nel bellissimo Smouldering Fires (La donna che amò troppo tardi, 1925). Pur essendo attivissima durante tutti gli anni Venti nel cinema, la Frederick non abbandonò mai del tutto il palcoscenico, su cui continuò sino alla morte – sopraggiunta in ancor giovane età – a raccogliere gli applausi di un pubblico che ne aveva fatto una delle sue beniamine.

Vittorio Martinelli

La regia di Lubitsch brilla in primo luogo nella cura del dettaglio, e ciò è dovuto al suo meraviglioso buon gusto, oltre che all’impetuosa e teatrale velocità delle scene di grande drammaticità. (…) E inoltre bisogna citare il nome della straordinaria interprete protagonista: Pauline Frederick. Forse lo sapevamo già che lei è la miglior attrice tragica del cinema americano. Ma finora non si era mai presentata in modo così affascinante e trascinante. E Lubitsch non ha mai lavorato in maniera così brillante con un’attrice sin dai tempi di Pola Negri.

Willy Haas, “Kinematograph”, 1924, in Herbert Spaich, Ernst Lubitsch und seine Filme, Heyne Verlag, München, 1992

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