The Temptress

Fred Niblo

T. it.: La tentatrice. Sog.: dal romanzo La tierra de todos di Vicente Blasco Ibañez. Scen.: Dorothy Farnum. F.: William Daniels, Tony Gaudio. Scgf.: Cedric Gibbons, James Basevi. Int.: Greta Garbo (Elena di Torrebianca), Antonio Moreno (Manuel Robledo), Lionel Barrymore (Canterac), Marc McDermott (Fontenoy), Armad Caliz (marchese di Torrebianca), Roy D’Arcy (Manos duras). Prod.: Irving Thalberg per MGM 35mm. D.: 117′ a 24 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

The Temptress dovrebbe essere un film di Mauritz Stiller; ma il regista svedese viene licenziato dopo dieci giorni di riprese, e al suo posto arriva Fred Niblo. Di stilleriano resta, pare, la ricchezza barocca e l’accurata articolazione di piani delle prime sequenze, dove una festa mascherata offre a Garbo l’occasione di annunciare la propria bellezza con una breve suspense, di concertarne la rivelazione: supplicata dallo sconosciuto che ha appena incontrato, si toglie infine la maschera, e vediamo il riflesso abbagliante del suo viso nel controcampo, nella luce che d’improvviso piove sulla meraviglia di lui (si prolunga ancora un attimo la delizia dell’attesa: Garbo alza molto lentamente lo sguardo). Tentatrice, seduttrice passiva e distruttiva, questa donna è al centro di un’incontrollata, isterica circolazione amorosa. Ma come accadrà tante volte ancora (La donna misteriosa, Il destino), in realtà Garbo è sola. The Temptress sbalza questa solitudine sullo sfondo delle grandi sale, tombe di lusso borghese, freddamente illuminate nella loro profondità scandita da scaloni e tende. In modo enigmatico e irriducibile, il suo amore va solo all’uomo incontrato nella notte di festa, per sempre: è lui, invece, a perdersi nell’intrico delle convenzioni sociali, delle parate matrimoniali, dell’orgoglio maschile, e a perderla. Garbo lo vede partire e appoggia la bocca sull’anello che lui le ha regalato: è la sensualità del contatto con gli oggetti simbolici che tornerà in La carne e il diavolo e poi in La regina Cristina. Eppure Garbo sarà al culmine del suo drammatico, fotogenico splendore nell’ultima scena, che è una scena di disfatta. Ci sono state altre feste, altri carnevali, altri innamorati delusi, una morte in duello, la diga che esplode, lei assurdamente vestita di pizzo bianco, Antonio Moreno tutto fango e furia, che grida “Non mi distruggerai”. Infatti è lei a distruggersi, per vocazione. Si rincontrano molti anni dopo, a Parigi (nel finale autorizzato, non nell’inverosimile happy end girato per essere distribuito nel caso il primo risultasse troppo deprimente), e Garbo è una clocharde di patetica eleganza, alcolizzata, smemorata, perduta. Potrebbe essere L’Absinthe di Degas e invece naturalmente è irresistibile nel pallore esausto, il basco nero, e quelle “palpebre d’amianto” (Richard Corliss) che si sollevano a fatica per guardare e non vedere: “Davvero non ricordo. Ho conosciuto tanti uomini”.

Paola Cristalli

 

Copia proveniente da

Restaurato da Warner Bros. a partire dal negativo camera originale. La copia finale è stata stampata su pellicola 35mm controtipo positivo