The Swimmer

Frank Perry

T. it.: Un uomo a nudo. Sog.: dal racconto omonimo di John Cheever. Scen.: Eleanor Perry. F.: David L. Quaid. M.: Sidney Katz, Carl Lerner, Pat Somerset. Scgf.: Peter Dohanos. Mus.: Marvin Hamlisch. Su.: Jack Fitzstephens, Willard Goodman. Int.: Burt Lancaster (Ned Merrill), Janet Landgard (Julie Ann Hooper), Janice Rule (Shirley Abbott), Tony Bickley (Donald Westerhazy), Marge Champion (Peggy Forsburgh), Nancy Cushman (Mrs. Halloran), Bill Fiore (Howie Hunsacker), John Garfield Jr. (Ticket Seller), Kim Hunter (Betty Graham). Prod.: Roger Lewis, Frank Perry per Columbia Pictures, Horizon Pictures, Dover Productions. Pri. pro.: 15 maggio 1968 DCP. D.: 95′. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Era una di quelle domeniche di mezza estate in cui tutti se ne stanno seduti a ripetere: ‘Ho bevuto troppo ieri sera’”. Sono tanti i personaggi della narrativa americana che approdano al racconto della propria vita smaltendo i postumi d’una sbornia – in Fitzgerald come in Jay McInerney, tra i pendolari dal vestito grigio di Wilson Sloan e nelle infelicità coniugali di John Updike e di Raymond Carver. Questo incipit del racconto di John Cheever è dunque pieno di echi familiari, e ha una limpidezza così carica di presagio che servì naturalmente a stabilire il tono del film che ne fu ricavato nel 1966, con parecchi ripensamenti, due registi coinvolti, sequenze rigirate e un lungo stallo prima della distribuzione e del sonoro insuccesso (cui il tempo, però, avrebbe posto riparo). Il Ned Merrill di Burt Lancaster ha certamente bevuto troppo in molte serate della sua vita, ma quella che ora affronta è “un’ubriacatura morale”, come notava il recensore di “Variety”; è un uomo in calzoncini da bagno che si ritrova chissà come nella piscina di certi amici, che appena tira fuori la testa dall’acqua viene accolto da un bicchiere di gin ghiacciato, e lì, gocciolante e troppo euforico, è preso dall’ispirazione di risalire fino a casa sua attraversando a nuoto le altre piscine della contea, tutte proprietà di suoi simili, la comunità ricca e ipocrita che ha colonizzato quell’angolo di Connecticut. Il  nastro  liquido  fatto  d’acqua e cloro ma anche di vari altri martini, di champagne, persino di limonata, si dissemina di ombre cupe, gli amici sembrano meno simili e meno amici, le foglie sugli alberi meno verdi, comincia a fare freddo, la piscina dei Gilmartin è già stata svuotata. Qualcuno allude a qualcosa che è successo nella vita di Ned, di cui lui non reca memoria, o la memoria è stata sepolta sotto un vitalismo sospetto, una giovinezza solo apparente, la vanità sessuale, una psicotica deriva della capacità di illudersi. Mentre il cielo si carica di pioggia, il mito del ritorno a casa illividisce nell’incubo. Le piscine, d’altra parte, sono spazi votati all’allegoria (Palombella rossa). Una sequenza traccia una soglia. Ai bordi dell’ultima piscina, il protagonista incontra una donna che è stata sua amante, in un tempo che lui non sa più precisare. La sequenza, che il regista Frank Perry aveva girato con Barbara Loden, venne poi riaffidata da Sam Spiegel a Sydney Pollack. Qualcosa cambia nel ritmo visivo. Spazzati via quei “glamour mechanisms” che irritavano Manny Farber (i ralenti, le sfocature), è come se il film subisse un’improvvisa densificazione. Capiamo che tra quest’uomo e questa donna è davvero successo qualcosa, che magari malamente si sono amati, che l’irresolutezza di lui li ha divisi, che forse qui risiede il nodo da cui ebbe inizio la caduta. La verità sentimentale, molto pollackiana, di questo personaggio femminile espone a luce cruda la natura meccanica degli altri: i Westerhazy, gli Halloran, i Binswanger, figure fisse sui loro prati rasati, sull’orlo delle loro piscine, forse non erano nemmeno esseri viventi quanto strani replicanti, sinistre comparse chiamate a porgere la battuta in questa tragedia americana e suburbana… “The Swimmer è basato su un racconto di John Cheever pubblicato dal ‘New Yorker’, il tipo di racconto allegorico che il ‘New Yorker’ predilige. Il nuotatore di Cheever è un eroe tragico mascherato da residente dei sobborghi upper-class. Ci sono molti eroi tragici nascosti nei sobborghi, immagino perché tanti di loro sono abbonati al ‘New Yorker’. In fondo, sei quel che leggi. Questo film è la sofisticata rilettura della più antica forma letteraria: il racconto epico. Un eroe parte per un viaggio. Lungo la strada ha numerosi incontri, durante i quali apprende la natura tragica della vita. Il viaggio del nuotatore è stato fatto, in altri tempi e in altre terre, da Ulisse, Don Chisciotte, Huckleberry Finn e Augie March. E Burt Lancaster è superbo nella sua più grande performance” (Roger Ebert, 1942-2013, che ci manca molto).

Paola Cristalli

Copia proveniente da

Restaurato da Sony Columbia. Dopo il lavoro di conservazione presso Cineric di New York, è stato scansionato in 4K un nuovo interpositivo. Il restauro digitale è stato effettuato a Los Angeles e presso Chace Audio di Deluxe (per il suono). Il nuovo DCP è stato creato presso la Colorworks di Sony Pictures