THE SILENT VILLAGE

Humphrey Jennings


Scen.: Humphrey Jennings; F.: Chick Fowle; M.: Stewart McAllister; Mu.: Beckitt Williams; Su.: Jock May, Ken Cameron; Prod.: Humphrey Jennings per Crown Film Unit 35mm. D.: 36’. Bn.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Le mistificazioni dovute a vincoli narrativi sono una costante nella produzione cinematografica britannica durante la guerra: re-interpretazioni, ambientazioni fittizie, personaggi immaginari fianco a fianco con veri ufficiali e materiale dal fronte. Ma questo gioco si fa ancor più complesso quando Humphrey Jennings, in The Silent Village, decide di reinscenare una delle atrocità belliche più dolorose di quegli anni, la distruzione per mano nazista della cittadina ceca di Lidice e di gran parte dei suoi abitanti avvenuta nel giugno del 1942, usando come location un villaggio di minatori nel Galles. Il film su Lidice era stato sollecitato dal governo ceco esiliato a Londra. Trasferendo questa tragedia nel Galles, Jennings riuscì, perversamente, a trasmettere un maggiore realismo, facendo ampio uso di riprese in esterni. In questo modo riuscì anche a soddisfare le pressanti richieste del Ministero dell’Informazione di realizzare un film che mostrasse come sarebbe stata la vita in Gran Bretagna sotto l’occupazione nazista. Alcuni irriducibili documentaristi criticarono questo sotterfugio di Jennings e il suo approccio indiretto, ma il pubblico gli diede ragione. Nonostante qualche imbarazzo nei dialoghi o nella gestione del cast di attori non professionisti, il film riesce a trasmettere il sentimento di sincera solidarietà che lega questo regista aristocratico alla comunità di minatori dove ha vissuto e lavorato per mesi prima dell’inizio delle riprese. «Misurato, impressionante, vero. Nessun melodramma»: così commentava uno spettatore dell’epoca.

Geoff Brown

Copia proveniente da