The Pleasure Garden
T. it.: Il giardino del piacere. Sog.: dal romanzo omonimo di Oliver Sandys. Scen.: Eliot Stannard. F.: Baron Ventimiglia. Scgf.: Ludwig Reiber. Ass. regia: Alma Reville. Int.: Virginia Valli (Patsy Brand), Carmelita Geraghty (Jill Cheyne), Miles Mander (Levet), John Stuart (Hugh Fielding), Frederic K. Martini (Mr Sidey), Florence Helminger (Mrs Sidey), George Snell (Oscar Hamilton), C. Falkenburg (principe Ivan). Prod.: Erich Pommer, Michael Balcon per Gainsborough Pictures, Emelka. 35mm. L.: 2076 m. D.: 92’ a 20 f/s. Imbibito.
Scheda Film
Quando il produttore della Gainsborough Michael Balcon gli affida la prima regia, Alfred Hitchcock ha venticinque anni e ha già fatto quasi tutti i lavori all’interno dello studio: è stato disegnatore di didascalie, sceneggiatore, direttore artistico e aiuto regista di Graham Cutts, il cineasta più affermato dello studio. Il suo primo incarico è un adattamento del fortunato romanzo del 1923 di Oliver Sandys, pseudonimo di Marguerite Florence Barclay. I destini di due ballerine di fila si incrociano: l’astuta e audace Jill fa fortuna mentre la dolce e generosa Patsy viene tradita dal marito privo di scrupoli. Hitchcock rivela padronanza stilistica fin dalla prima inquadratura, una scala a chiocciola dalla quale scende una cascata di ballerine sgambettanti, ma a colpire è l’abilità con cui condensa la trama e moltiplica i livelli di significato.
The Pleasure Garden è una storia abbastanza convenzionale, come ammise lo stesso Hitchcock: “Un melodramma. Ma conteneva varie scene interessanti”. La tematica non doveva stargli troppo a cuore, ma seppe conferirle una dimensione in più: The Pleasure Garden è un saggio sul voyeurismo, la politica sessuale e il divario tra sogno romantico e cruda realtà. Hitchcock usa i personaggi minori per commentare le vicende dei protagonisti e mette in contrasto il comportamento dei ‘buoni’ e dei ‘cattivi’ attraverso l’azione parallela. L’inquadratura della mela gettata via con noncuranza dopo un solo morso simboleggia efficacemente l’indifferenza del marito di Patsy la prima notte di nozze e accenna alla sua condotta futura. Ma si armonizza anche con l’evocazione visiva di elementi ‘naturali’, come fiori e frutti, che Hitchcock usa per alludere alla personalità di Patsy. Reintrodotti dal restauro, questi tocchi da maestro e queste piccole fioriture ci danno la misura del talento del regista, presente già in questo primo film. Probabilmente furono proprio queste pretese artistiche a suscitare l’ostilità di C.M. Woolf, uno dei soci della Gainsborough, spingendolo a rimandare l’uscita del film per più di un anno. Le altre reazioni furono molto più positive. “The Daily Express” seppe vedere in The Pleasure Garden il talento a noi così evidente e descrisse Hitchcock come un “giovane con l’intelligenza di un maestro”. La sua carriera era decollata. The Pleasure Garden è stato trasformato dal restauro più di qualsiasi altro film di Hitchcock. Una vasta ricerca ha portato alla luce copie conservate in Francia, in Olanda, negli Stati Uniti e al BFI National Archive. Per molti anni si è pensato che The Pleasure Garden fosse circolato in due versioni, forse legate a due diverse uscite, ma un attento confronto delle cinque copie ritrovate, tra cui quattro nitrati originali, ha indicato che potevano essere fatte risalire tutte allo stesso negativo. Il film restaurato reintegra le svolte e i principali filoni narrativi offrendo la ricostruzione più completa possibile del montaggio originale, e usando le fonti migliori tra quelle a nostra disposizione siamo stati in grado di migliorare enormemente la qualità dell’immagine.
Bryony Dixon