THE PIRATES OF CAPRI
R.: Edgar G. Ulmer. Asst. R.: Giuseppe Maria Scotese. Sc.: Sidney Alexander, da un soggetto di A. Colonna e Giorgio Moser, basato su un’idea di Victor Pahlen. Scgf.: Guido Fiorini. F.: Anchise Brizzi. C.: Nino Rota. In.: Louis Hayward (Capitan Scirocco / il conte di Amalfi), Mariella Lotti (la contessa Mercedes), Binnie Barnes (la regina Carolina), Rudolph Serato (Massimo Von Holstein), Alan Curtis (il commodoro Van Diel), Mikhail Rasumny (Pepino), Tony Morino, Virginia Belmont (Annette), Franca Marzi (Carla), William Tubbs (Pignatelli), Linda Christian, Eleonora Rossi-Drago. P.: Rudolph Monter, Victor Pahlen per la A.F.A.e le industrie Cinematografiche Sociali.
35mm. L.: 2597 m. D.: 96’ a 24 f/s.
Scheda Film
“‘Davvero, sto cercando una assoluzione per tutte le cose che ho fatto per la salute del mio conto in banca’, ha detto Ulmer a Peter Bogdanovich nel 1970. Già allora era stato da tempo scoperto dai cineasti della Nouvelle Vague francese, specialmente Truffaut (il cui Jules e Jim deve molto a The Naked Down) e Godard (che ha dedicato il suo Detective all’autore di Detour). Il riconoscimento arrivò troppo tardi, naturalmente: esiliato in Europa, divenne figura di culto ma non riuscì più a trovare un sostegno. Il suo nuovo ruolo fu quello di ispirare le generazioni più giovani, le quali avevano molto da imparare dall’ultimo ‘smuggler’. Tutti i giovani cineasti dovrebbero apprendere molto da I pirati di Capri, commedia di maschere e specchi, che rappresenta una metafora esemplare della strategia personale di Ulmer. Di nuovo, la dicotomia è un dato ‘a priori’: l’eroe è un pirata e un poeta. Come Conte Amalfi, impersona un cinico cicisbeo che indulge nei rituali decadenti della nobiltà. Come Capitan Scirocco, guida la resistenza del popolo contro la tirannia di un barone tedesco le cui atrocità evocano quelle del nazismo. La sua arma segreta è il teatro, i giullari e gli acrobati della commedia dell’arte. Nel corso della messa in scena di una rappresentazione sulla flotta nemica, è abile a conquistarla in un allucinante esibizione di fuochi di bengala. Più tardi, a corte, Amalfi presenta una pantomima sovversiva, La bella e la bestia, dove, opportunamente si riserva il ruolo del leggendario Scirocco. Il suo messaggio cifrato è affidato alla regina: ‘Mostra il tuo cuore al popolo!’. Alla fine realtà e artificio instaurano un rapporto dialettico: la mascherata porta ad una rivoluzione benevola, con Scirocco-Amalfi che sconfigge il cattivo in un duello che scorre attraverso la sala musicale del palazzo e raggiunge il suo apice sul palcoscenico […].
Questa perla barocca è forse il film di Ulmer, più euforico, la gioiosa celebrazione dell’illusione e dell’ingenuità. Artista clandestino capace di assumersi grossi rischi nel seguire la propria arte, dovette godersi il trionfo dell’attore mascherato come liberatore. È in questo modo che avrebbe voluto essere ricordato lui stesso, come pirata del cinema o addirittura come il santo protettore di tutti i pirati del cinema. Non ho dubbi che, quando sarà il momento, le porte del paradiso si spalancheranno anche per lui”. (Michael Henry Wilson, Cinegrafie, n. 12, 1999).