The Pawnshop

Charles Chaplin

T. it.: Charlot usuraio. Scen.: Charles Chaplin. F.: Roland Totheroh. Int.: Charles Chaplin (commesso del banco dei pegni), Henry Bergman (usuraio), Edna Purviance (sua figlia), John Rand (l’altro commesso), Albert Austin (cliente con la sveglia), Wesley Ruggles (cliente con anello), Eric Campbell (scassinatore), James T. Kelley (vecchio barbone/signora col pesciolino rosso), Frank J. Coleman (poliziotto). Prod.: Charles Chaplin per Lone Star Mutual. Pri. pro.: 2 ottobre 1916. DCP. 2 bobine.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

The Pawnshop è uno degli indiscussi capolavori di Chaplin alla Mutual.
Forte di una squadra sempre più affiatata con i soliti Edna Purviance, Eric Campbell (nei panni di un memorabile truffatore), Albert Austin e la new entry Henry Bergman (che sarà con lui fino a Modern Times), The Pawnshop sembra disegnato, come One A.M., per esplorare e mettere in scena la destrezza fisica e la mimica di Chaplin, stavolta in uno spazio molto ridotto.
Ma trattandosi di un banco dei pegni è soprattutto un luogo pieno di oggetti inanimati che Chaplin trasforma a suo piacimento, ne traspone il significato, ne distorce la funzione, creando un universo metaforico e antropomorfizzato che prende forma attorno al suo personaggio (universo che conquistò dadaisti e surrealisti). Gli equilibrismi sulla scala, la ciambella fatta in casa che diventa prima un attrezzo per esercizi di sollevamento pesi, poi una ghirlanda hawaiana, il numero da funambolo con la corda sul pavimento, il furto finale a ritmo di un balletto, e infine, la magistrale gag della sveglia ‘malata’ e visitata con uno stetoscopio (girata in due sequenze di parecchi metri ciascuna, divise da un breve primo piano del viso del cliente) rendono semplicimente impossibile staccare gli occhi dallo schermo per tutta la durata del film. “La perfezione, l’equilibrio e l’armonia delle sequenze scrive Jean Mitry il ritmo sostenuto mantenuto tale durante tutto il film e organizzato secondo le tre unità classiche, la padronanza dell’esecuzione, contribuiscono a fare di questo film un’opera assoluta”.

Copia proveniente da

Restaurato nel 2013 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata in collaborazione con Lobster Films e Film Preservation Associates.
Restauro sostenuto da The Film Foundation, the George Lucas Family Foundation e Material World Charitable Foundation