The Life And Death Of Colonel Blimp
T. it.: Duello a Berlino. Scen.: Michael Powell, Emeric Pressburger. F.: Georges Périnal. Mo.: John Seabourne. Scgf.: Alfred Junge. Mu.: Allan Gray. Su.: Desmond Dew, C.C. Stevens. Int.: Roger Livesey (Clive Candy), Anton Walbrook (Theo Kretschmar-Schuldorff), Deborah Kerr (Edith Hunter/Barbara Wynne/ Angela Cannon), Roland Culver (colonnello Betterige), James McKechnie (Spud Wilson), Albert Lieven (von Ritter), Arthur Wontner (consigliere), David Hutcheson (Hoppy), Ursula Jeans (Frau von Kalteneck), John Laurie (Murdoch), Harry Welchman (maggiore Davies), Reginald Tate (van Zijl). Prod: Archers Films Production. Pri. pro: 10 giugno 1943 DCP. D.: 164’.
Scheda Film
Nessun regista mi ha influenzato tanto quanto Michael Powell. Durante la mia infanzia, negli anni Cinquanta e Sessanta, non c’era la possibilità di vedere i suoi film al cinema. L’unico film che potemmo vedere integralmente e a colori fu Scarpette rosse. Gli altri venivano mostrati alla televisione in bianco e nero, tagliati e mutilati. Vidi The Life and Death of Colonel Blimp un pomeriggio dopo la scuola. Mi colpì enormemente. Non avevo mai visto niente di simile. Quel Technicolor così intenso, sgargiante, espressionistico! All’epoca non sapevo niente del contesto politico del film, che narra la commovente amicizia tra un tenente britannico e un ufficiale tedesco nel 1942, durante i bombardamenti tedeschi sull’Inghilterra. Fui completamente soggiogato dalla drammaticità e dalla profonda umanità del film. Per non parlare della grande storia d’amore, con un’unica attrice, Deborah Kerr, a interpretare i tre ruoli femminili. In seguito, quando studiavo cinema a New York, io e i miei amici impazzivamo per i film di Powell. Ma dei loro artefici, il produttore Emeric Pressburger e il regista Michael Powell, non si sapeva assolutamente niente. Non c’erano libri né articoli, niente.
Nel 1974 vidi per la prima volta The Life and Death of Colonel Blimp a colori, ma l’ordine delle scene era cambiato e mancavano circa quaranta minuti. Già allora mi misi alla ricerca di copie del film per ridargli la forma iniziale. Ma fu solo alla metà degli anni Ottanta che potemmo cominciare il restauro, anche se mancavano ancora il negativo e i colori originali. Oggi, dopo trent’anni, ce l’abbiamo fatta. Forse è stato il restauro più lungo della storia del cinema. Il mio ultimo film Hugo Cabret racconta la riscoperta del pioniere del cinema Georges Méliès. Méliès, proprietario di un chiosco di giocattoli alla Gare Montparnasse, grazie a un ragazzino viene riportato alla ribalta e riceve il posto che gli spetta nella storia del cinema. Solo dopo aver terminato Hugo Cabret mi sono accorto che parlava anche di Powell e me. Ed è naturale che tutti i miei personaggi siano influenzati da quelli di Powell. Anche loro sono antieroi, uomini lacerati dai conflitti. L’avidità e il coraggio dei suoi esperimenti cinematografici, le sue sceneggiature che lasciano sempre spazio all’ambiguità, il suo uso vibrante e sofisticato della musica non cessano di colpirmi.
(Martin Scorsese)
Restaurato da Academy Film Archive in associazione con BFI, ITV Studios Global Entertainment Ltd., e The Film Foundation con il sostegno di The Material World Charitable Foundation, Louis B. Mayer Foundation, Cinema per Roma Foundation, e The Film Foundation. Digital Picture Restoration: Reliance Media Works. Colour by: Warner Bros. Motion Picture Imaging (MPI). Colorist: Ray Grabowski. 4K Scans: Point 360. Digital Audio Restoration: Audio Mechanics. Technical Consultants: Michael Pogorzelski & Schawn Belston. Restoration consultants: Martin Scorsese & Thelma Schoonmaker Powell