The last command
t. Alt.: the general; t. It.: crepuscolo di gloria; sog.: lajos biró; scen., adatt.: john f. Goodrich; f.: bert glennon; mo.: william shea; scgf.: hans dreier; trucco: fred c. Ryle; did.: herman j. Mankiewicz; int.: emil jannings (generale dolgorucki/ granduca sergius alexander), evelyn brent (natascha dobrowa), william powell (leo andreiev), nicholas soussanin (attendente), michael visaroff (serge, il valletto), jack raymond (assistente), viacheslav savitsky (un civile), fritz feld (un rivoluzionario), harry semels (un soldato), alexander ikonnikov, nicholas kobyliansky (maestro d’armi); prod.: adolph zukor e jesse l. Lasky per paramount famous lasky corp.; dir. Prod.: j.g. Bachmann; prod. Ass.: b.p schulberg; pri. Pro.: 21 gennaio 1928 35mm. L.: 2410 m. D.: 96′ a 22 f/s. Bn
Scheda Film
The last command è uno dei più strani, magnifici e crudeli film di hollywood nell’epoca del muto e culmina con le doppie riprese della rivoluzione russa su un vero set. Il protagonista caduto in povertà che cerca lavoro come comparsa a hollywood, interpretato da emil jannings, era stato generale dello zar fino allo scoppio della rivoluzione e al proprio crollo psicologico, di cui un flashback ci svela il motivo. Una donna, per lui “la” donna (Evelyn Brent), che egli sa essere una spia rivoluzionaria destinata a ucciderlo, si innamora della propria vittima – o è costretta a farlo? In una sconvolgente sequenza su un treno, lei gli si ribella – per salvarlo? Con un comportamento che ricorda quella della malvagia maria in metropolis di lang, la donna scatena l’ira caotica di una banda di rivoluzionari. Il treno del destino rappresenta la distruzione e la libertà che derivano dal sacrificio sessuale e dall’umiliazione. L’ascesa e la caduta delle classi sociali sono al centro del film, nonostante il dichiarato disinteresse di sternberg nei confronti della politica e lo spostamento del conflitto a hollywood, dove il trauma è destinato a ripetersi. Jannings vinse un Oscar e Lajos Biró ottenne la nomination per il miglior soggetto, anche se sternberg sosteneva di esserne l’autore.