THE KID

Charles Chaplin

R., S.: Charles Chaplin. F.: Rollie Totheroh. C.: Charles Chaplin. In.: Charles Chaplin (il vagabondo), Jackie Coogan (il monello), Edna Purviance (la madre), Carl Miller (L’artista), Tom Wilson (il poliziotto), Chuck Reisner (il “cattivo” del quartiere), Albert Austin (il ladro), Henry Bergman (il padrone dell’ospizio), Lita Grey (l’angelo), Nellie Bly Baker, Monta Bell, Raymond Lee. P.: United Artists.   35mm. L.: 1565 m. D.: 83’ a 21 f/s.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Charlie – Il monello. Mi pare che il titolo di uno dei film più popolari di Chaplin sia del tutto degno di essere accostato al suo nome: aiuta a coglierne l’essenziale […]. La particolarità di Chaplin è la seguente: nonostante i suoi capelli bianchi, ha conservato uno ‘sguardo di bambino’ e la facoltà di cogliere al primo grado il più piccolo evento. Da qui la sua libertà nei riguardi dello ‘sguardo moralizzatore’ […].
Il salto nell’infantilismo è il mezzo che Chaplin sceglie per sfuggire al mondo reale, delimitato e regolamentato che lo circonda. È insufficiente. È un palliativo. Ma è alla sua misura, alla misura dei suoi mezzi […]. Questo è il segreto di Chaplin. Il segreto dei suoi occhi, del suo sguardo. È in questo che è inimitabile. In questo sta la sua grandezza […]. Vedere gli eventi più terribili, più pietosi, più tragici attraverso gli occhi di un bambino ridente. Essere capace di catturare queste diverse manifestazioni della vita immediatamente, in un solo colpo, al di fuori di tutti gli apprezzamenti morali o etici, di tutti i giudizi, di tutte le condanne – essere capace di percepirle come le guarda il bambino in un accesso di riso: ecco in cosa è diverso, incomparabile, unico.
Quest’immediatezza e questa spontaneità dello sguardo genera una sensazione comica. Un sentimento del comico […]. La capacità di vedere come un bambino appartiene solo a Chaplin, non è uguale in nessun altro […]. Vedere il mondo così e avere il coraggio di farlo vedere così sullo schermo, è appannaggio del genio […].
Chaplin e la realtà recitano a due, ‘in coppia’, tutta una sequela di entrate da circo […].
Elie Faure ha scritto di Chaplin: ‘Danza da un piede all’altro, – ma che tristezza quei piedi! – mostrando in questo modo i due estremi del pensiero: l’uno si chiama conoscenza, l’altro concupiscenza. Saltellando da un piede all’altro, cerca l’equilibrio dell’anima, che trova per perderlo subito’.
Ciò che un autore satirico deve sviluppare su due piani nella sua opera, Chaplin lo mette su un solo e stesso piano. Ride spontaneamente, ingenuamente […].
Se il metodo dello sguardo di bambino di Chaplin decide la scelta tematica e lo sviluppo delle commedie, a livello del soggetto, è quasi sempre un comico di situazione a mettere in confronto un approccio naif-infantile della vita e una maniera rude-adulta di affrontarla […]. L’amoralità crudele della condotta infantile (che è il punto di vista di Chaplin nelle sue commedie) traspare attraverso i suoi personaggi con tutte le altre caratteristiche commoventi dell’infanzia […].
L’ultima inquadratura del Pellegrino è come uno schema del carattere intrinseco dell’eroe: è lo schema che ricorre di film in film attraverso tutti i conflitti, che potremmo riportare ad una situazione fondamentale; è il grafico del metodo che gli permette di ottenere i suoi incredibili effetti.
La fuga a cavallo sulla frontiera, è praticamente il simbolo della via senza uscita dove si trova l’individuo metà adulto / metà bambino in un ambiente e una società definitivamente adulti […].
Qualunque sia la lettura fatta da Chaplin stesso del suo finale, è chiaro che, per il “piccolo uomo” nella società contemporanea non c’è nessun posto dove andare […].
È la libertà del tono nei confronti della morale, che è così sconvolgente nella maniera di Chaplin. Niente catene, niente impedimenti: ciò dà all’autore la possibilità di mostrare sotto una luce comica qualsiasi fenomeno e fornisce la chiave del carattere del suo personaggio”. (Sergej Eizenstejn, Charlie Chaplin, Circé, Belfort, 1997).

Copia proveniente da

Positivo stabilito sulla base di un elemento nitrato di prima generazione corrispondente alla versione 1921. Le scene eliminate da Chaplin per l’edizione 1971 vengono presentate al termine della proiezione. Restauro in corso con tecniche fotochimiche e digitali da parte dell’Immagine Ritrovata e della Dyte