THE GUNFIGHTER
Sog.: William Bowers, André De Toth. Scen.: William Bowers, William Sellers. F.: Arthur Miller. M.: Barbara McLean. Scgf.: Lyle R. Wheeler, Richard Irvine. Mus.: Alfred Newman. Int.: Gregory Peck (Jimmy Ringo), Helen Westcott (Peggy Walsh), Millard Mitchell (sceriffo Mark Strett), Jean Parker (Molly), Mae Marsh (Mrs. O’Brien), Karl Malden (Mac), Skip Homeier (Hunt Bromley). Prod.: Nunnally Johnson per Twentieth Century-Fox Film Corp.. 35mm. D.: 85’. Bn.
Scheda Film
Solitamente definito western ‘adulto’, The Gunfighter si differenzia sia dal freudiano Notte senza fine (1947) che dal classico Le furie (1950). Benché tenda a equiparare il tempo sullo schermo al tempo reale, ma senza l’enfasi retorica di Mezzogiorno di fuoco sugli orologi, il suo metodo è il revisionismo storico e presuppone un ‘vero’ West che tragicamente pregiudica quello che accettiamo in altri western. Esso conduce un complesso doppio gioco con le aspettative del genere, esaudendone alcune e rimproverandocene non espressamente altre. Non è un caso che le prime e le ultime immagini del film siano quasi identiche ma si presentino come antitetiche dal punto di vista morale. In fondo la sciocca immaturità dei ragazzi che marinano la scuola nella speranza di assistere a una resa dei conti – messa in atto con pretesti ancora più sciocchi da maschi adolescenti per battere sul tempo pistoleri più anziani di loro – non è così dissimile dal fascino esercitato da molti western, che trattano queste situazioni con assoluta serietà.
Pare che l’idea del film fosse nata quando un pugile in pensione, il peso massimo Jack Dempsey, aveva raccontato allo sceneggiatore William Bowers che i ragazzini continuavano ad attaccar briga con lui. Il titolo originale della sceneggiatura, The Big Gun, conteneva perfino un’allusione sessuale. Ma l’approccio di Henry King a quel materiale, frutto di un lavoro a più mani (oltre a Bowers si ricordano André De Toth, William Sellers, il produttore Nunnally Johnson e perfino il futuro regista Roger Corman), si fonda su un realismo storico che rende molto meno eccitanti le ambientazioni, i costumi, gli oggetti di scena e le acconciature. I baffi a manubrio di Gregory Peck provocarono perfino qualche resistenza tra i dirigenti della Fox per il danno che arrecavano alla sua immagine.
Personalmente non ho mai amato l’inautenticità delle interpretazioni di Peck in ruoli da uomo del Sud (specie in Il buio oltre la siepe e Un uomo senza scampo), e tendo a considerarlo uno specialista di archetipi mitici più che un attore capace di creare personaggi credibili e complessi. Essendo Jimmy Ringo un pistolero e un ex rapinatore di banche intrappolato nella propria fama, Peck risulta insolitamente convincente nel ruolo di un simbolo che aspira a un’irraggiungibile normalità.
Jonathan Rosenbaum