THE GANG’S ALL HERE
T. ing. (Gb): The Girls He Left Behind; T. it.: Banana Split; Sog.: Nancy Wintner, George Root Jr., Tom Bridges; Scen.: Walter Bullock; F.: Edward Cronjager; Mo.: Ray Curtiss; Scgf.: James Basevi, Joseph C. Wright; Cost.: Yvonne Wood; Eff. Spec.: Fred Sersen; Canz.: Harry Warren (mu.), Leo Robin (testi); Mu.: David Raksin (per il balletto “Polka Dot”); Mus. Dir.: Alfred Newman, Charles Henderson; Coreografie: Busby Berkeley; Su.: George Leverett, Roger Heman; Int.: Alice Faye (Eadie Allen), Carmen Miranda (Dorita), Phil Baker (se stesso), Benny Goodman (se stesso), James Ellison (Sgt. Andy Mason), Eugene Pallette (Andrew “A.J.” Mason Sr.), Edward Everett Horton (Peyton Potter), Charlotte Greenwood (Blossom Potter); Prod.: William LeBaron per Twentieth Century Fox 35mm. D.: 103’. Col.
Scheda Film
Uscito originariamente alla fine del 1943, The Gang’s All Here, una bomboniera piena confetti Technicolor, venne riscoperto per la gioia del pubblico nel revival nostalgico dei primi anni ’70. Appartenente alla serie di musical hollywoodiani sulla “Politica del Buon Vicinato”, negli anni della guerra, questa sfarzosa produzione Fox vantava alcune delle stelle più famose dell’epoca: la cantante dalla voce suadente Alice Faye, che lanciò subito due classici del periodo per i militari e per le loro ragazze rimaste in patria (“No Love, No Nothin’” e “A Journey to a Star”), accanto alla bomba brasiliana Carmen Miranda, con i suoi costumi stravaganti, i copricapo fantasiosi e il suo inglese incerto, mentre le ragazzine potevano ballare con lo swing di Benny Goodman e della sua orchestra (“Minnie’s in the Money”; “Paducah”). Il coreografo Busby Berkeley, un genio nell’uso spericolato della gru, non si fece mancare nulla e, per la prima volta alle prese col 3-strip Techincolor, diede libero sfogo all’estro. Il film contiene due dei suoi numeri più spettacolari e surreali: il favoloso classico camp “The Lady in the Tutti-Frutti Hat” (di cui Carmen Miranda raccoglierà a lungo i “frutti”), che per ovvie ragioni si attirò le attenzioni della censura, e l’epico, caleidoscopico finale, un trionfo di effetti fotografici speciali che vanno dal balletto “Polka Dot”, un bolero alla Dalí con coriste in calzamaglia, neon circolari, e dischi colorati, fino all’esecuzione di “A Journey to a Star”, dove partecipano tutti i protagonisti del film, perfino l’attore dalla voce roca Eugene Pallette, con un effetto assolutamente sorprendente.
Catherine A. Surowiec