THE FOUR HORSEMEN OF THE APOCALYPSE

Rex Ingram

R.: Rex Ingram. S.: dal romanzo Los cuatros jinetes del Apocalipsis di Vicente Blasco Ibáñez. Sc.: June Mathis. F.: John F. Seitz. In.: Rudolph Valentino (Julio Desnoyers), Alice Terry (Marguerite Laurier), Pomeroy Cannon (Madariaga), Josef Swickard (Marcelo Desnoyers), Alan Hale (Karl von Hartrott), Brinsley Shaw (Calendonio), Bridgetta Clark (Dona Lucia), Mabel Van Buren (Elena), Nigel de Brulier (Tchernoff), Bowditsh Turner (Argensola), John Sainpolis (Laurier), Mark Senton (senatore Lacour), Virginia Warwick (Chichi), Derek Dent (René Lacour), Stuart Holmes (capitano Von Hartrott), Jean Hersholt (professor von Hartrott), Wallace Beery (tenente colonnello Von Blumhardt), Henry Klaus (Heinrich), Edward Connelly (affittacamere), Kathleen Kay (Georgette), Claire de Lorez (M.lle Lucette), Bull Montana (cameriere francese), Noble Johnson (Conquest), Arthur Hoyt (tenente Schnitz), Isabelle Keith (donna tedesca), Minnehaha (infermiera). P. e D.: Metro. L.: 10460 feet. D.: 133’ (in due parti)

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“[…] The Four Horsemen si apre sul primo piano del ragazzo gaucho fermo sulla soglia d’una taverna argentina, e con squisito senso dell’economia Rex Ingram organizza una scena di pochi minuti in cui a Valentino si chiede di fare ciò che sa fare meglio: guardare, essere guardato, ballare. C’è uno scambio di occhiate con la ballerina, un incrocio di frustra e coltello con il rivale, quindi Valentino prende la donna e fa vedere che cos’è il tango: balla con le gambe, con i piedi (dettaglio), con le spalle, col capo eretto, con la schiena elastica, aggressivo e libero ed insieme preso tra gli sguardi del vecchio nonno Madariaga, di un ubriaco, di un giocatore. Valentino cattura e si fa catturare dagli sguardi: sguardi maschili e paterni, curiosamente, in questa sua scena di divismo aurorale, sguardi soprattutto femminili nell’immenso controcampo delle platee che proprio qui lo scoprono e cominciano a innamorarsene. In questa prima sequenza, che abilmente June Mathis trasferisce dalla Bowery newyorkese all’America latina, si mescolano profumi di ricchezza ranchera, ombre di bas-fonds, sentenze che già suonano come epigrafi valentiniane (‘le donne sono la rovina dell’esistenza: ma non possiamo farne a meno’): è un inizio incongruamente esotico, e tuttavia infallibile nel dare al carisma del nuovo divo il suo giusto colore. Smessi i panni del gaucho, Valentino e la storia si spostano in una Parigi sull’orlo della prima guerra mondiale, e la posta in gioco diventa una specie di confronto tra una kultur caricaturale (il ghigno espressionista del ceppo tedesco, cattivo, di casa Madariaga) e un feuilleton vagamente progressista (il passato socialista di Marcelo Desnoyers, che appartiene invece al ceppo buono). […] La nuova vita europea, e il prender coscienza dei dolori del mondo, fa ritrovare un Valentino ancora in lotta con le rigidezze di una tecnica sommaria e l’eccesso dei propri denti (e Rex Ingram si concentra sul profilo, bruciando in pochi secondi i sorrisi, insostenibili). Gli vengono concessi, però, momenti di kitsch sublime, che andranno a fondare, tra gli altri, l’immagine dell’amante immortale: bacia una rosa prima di darla alla bella, allontana la donna dal proprio abbraccio (adulterino) quando la vede indossare un velo da crocerossina, lo stesso velo che si chinerà a baciare più tardi, lui e lei con gli occhi lucidi di rinuncia, gesto d’addio erotico e luttuoso”.

Paola Cristalli, Rodolfo Valentino: lo schermo della passione, Ancona, Transeuropa, 1996

 

Copia proveniente da

Restauro realizzato da
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In collaborazione con

Versione restaurata dalla Phoplay Productions per Turner Entertainment Co. in collaborazione con Channel Four Television e con il contributo della Champagne Piper-Heidsieck Classic Film Collection. Si tratta della versione più lunga attualmente esistente, ricostruita da Photoplay a partire da materiali esistenti presso la Turner, il National Film &TV Archive e la Cinémathèque Française. Photoplay ha ricostruito i cromatismi originali sulla base della documentazione prodotta dalla Metro Pictures nel 1921 ed è stata in grado di inserire l’unica inquadratura in Prizmacolor sopravvissuta nella copia molto deteriorata conservata dalla Cinémathèque Française.