THE EAGLE

Clarence Brown

R.: Clarence Brown. S.: dal racconto Dubrovsky di Aleksandr Pushkin. Sc.: Hans Kraly. F.: George Barnes, Dev Jenning. Scgf.: William Cameron Menzies. In.: Rudolph Valentino (Vladimir Dubrovsky), Wilma Banky (Mascha), Louise Dresser (la zarina), Albert Conti (Kuschka), James Marcus (Kyrilla Troekouroff), George Nichols (giudice), Carrie Clark Ward (zia Aurelia), Michael Pleschkoff (Capitano della guardia cosacca), Spottiswoode Aitken (padre di Vladimiro), Gustav von Seyffertitz, Mario Carillo, Otto Hoffman, Eric Mayne, Jean Briac. P.: Art Finance Corp. D.: United Artists. L.: 1995m D.: 76’

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Rodolfo Valentino ha veramente trasfuso tutta la sua forte anima passionale italiana nel personaggio; e ne ha condotto l’azione con tutto l’aristocratico portamento della nostra razza. Ci son momenti della sua interpretazione nei quali egli raggiunge una spontaneità così viva e palesa una così compiuta penetrazione della persona cui dà vita, che c’è da domandarsi veramente come sia capace il mondo di contenere nei suoi angusti confini la incommensurabile idiozia o mala fede di coloro che hanno negato e negano allo scomparso qualsiasi dote artistica. Riaffermiamo ancora una volta, e non certo per l’ultima, che il bel mimo, artista nel profondo dell’animo, artista riconosciuto tale più che dalla moltitudine delle simpatie, dalla moltitudine delle invidie onde fu, è e sarà circondato, deve essere per la nostra razza, ragione di orgoglio e di gloria. Ed aspettiamo dai denigratori e dagli accusatori della sua memoria la dichiarazione di quel che essi hanno fatto per l’Italia e per l’Arte onde sentirsi autorizzati a giudicare e condannare chi l’arte e la stirpe italiana ha rappresentato con infinito fervore di consensi in tutto il mondo. […]

Alessandro Blasetti, Lo Schermo, Roma, n. 6, 25 settembre 1926

 

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