The cure

Charles Chaplin

T. it.: La cura miracolosa. Scen.: Charles Chaplin. F.: Roland Totheroh. Int.: Charles Chaplin (alcolizzato alle Terme), Edna Purviance (ospite delle Terme), Eric Campbell (signore con la gotta), Henry Bergman (massaggiatore), Albert Austin (infermiere), John Rand (infermiere/massaggiatore), James T. Kelley (fattorino decrepito), Frank J. Coleman (proprietario), leota Bryan (infermiera), Tom Wood (paziente), Janet Miller Sully, Loyal Underwood (visitatori). Prod.: Charles Chaplin per Lone Star Mutual. Pri.: pro.: 16 aprile 1917. DCP. 2 bobine.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Parzialmente ispirato allo sketch di Fred Karno The Hydro (ambientato in una sede termale) e, come Chaplin spesso raccontò, all’osservazione diretta della vita all’Athletic Club di Los Angeles in cui risiedeva in quel periodo, The Cure è il più corale, e secondo molti il più divertente, dei film diretti e interpretati da Chaplin per la Mutual.
È anche il film di Chaplin di cui conosciamo più segreti. Grazie al prezioso lavoro di Kevin Brownlow e David Gill abbiamo infatti avuto modo di entrare nel ‘retrobottega’ di The Cure e ripercorrere a ritroso la sua gensi, con tutti i ripensamenti e i ritocchi del caso.
Se da un lato riguardandolo oggi, ci colpiscono ancora il ritmo, il susseguirsi serrato di situazioni comiche sempre più raffinate e la recitazione perfettamente oleata di personaggi e spalle, dall’altro sappiamo che il casting perfetto e alcune gag iniziali non furono il frutto di un’intuizione estemporanea ma di molte ripetizioni, ognuna leggermente diversa dalla precedente, con tentativi e inversioni di ruoli (con Chaplin inizialmente nei panni del fattorino d’albergo). Allo stesso tempo intuiamo anche che Chaplin aveva già, in questa fase iniziale della sua carriera, la capacità di sacrificare una scena, anche se riuscita, per non alterare un’armonia d’insieme, per non sbilanciare le parti, come nel caso della meravigliosa gag dell’ingorgo delle sedie a rotelle che sopravvive solo, per l’appunto, in Unknown Chaplin. Queste scoperte non tolgono nulla alla visione di The Cure, così come, allo stesso modo, Bazin sosteneva che i migliori film di Chaplin possano essere rivisti molteplici volte indefinitamente: “perché la soddisfazione causata da certe gag è inesauribile tanto è profonda, ma soprattutto perché la forma comica e il valore estetico non devono sostanzialmente niente alla sorpresa. Questa, esaurita alla prima visione, lascia il posto a un piacere molto più raffinato che è l’attesa e il riconoscimento di una perfezione”.

Copia proveniente da

Restaurato nel 2013 da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata in collaborazione con Lobster Films e Film Preservation Associates.
Restauro sostenuto da The Film Foundation, the George Lucas Family Foundation e Material World Charitable Foundation