The Beginning Or The End

Norman Taurog

T. It.: La Morte È Discesa A Hiroshima; Sog.: Da Un Racconto D Irobert Considine; Scen.: Frank Wead; F.: Ray June; Mo.: George Boemler; Scgf.: Cedric Gibbons, Hans Peters; Co.: Irene; Mu.: Daniele Amfitheatrof; Int.: Brian Donlevy (Generale Maggiore Leslie R. Groves), Robert Walker (Colonnello Jeff Nixon), Tom Drake (Matt Cochran), Beverly Tyler (Anne Cochran), Hume Cronyn (J. Robert Oppenheimer), Godfrey Tearle (Presidente Franklin D. Roosevelt), Art Baker (Presidente Harry S. Truman), Ludwig Stossel (Albert Einstein), John Gallaudet (Leo Szilard); Prod.: Samuel Marx Per Mgm; Pri. Pro.: 19 Febbraio 1947; 35mm. D.: 122′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Realizzato nel 1946, prima che la Guerra Fredda divenisse una necessità, questo “primo film apocalittico sulla bomba” è una fiction della versione ufficiale del processo che portò alla creazione della prima bomba atomica e al suo utilizzo a Hiroshima. Il film è presentato come un notiziario di informazioni introdotto da J. Robert Oppenheimer (una sua versione fiction, così come incontreremo sosia di Fermi, Einstein, Roosevelt, eccetera): “State per vedere il film sigillato nella capsula del tempo per gli uomini del 25° secolo”. La bomba è presentata in definitiva come una cosa positiva, prodotta unicamente per assicurare una pace duratura e “porre fine a tutte le guerre”.

The Beginning or the End è certamente un film di serie A, prodotto dalla potente MGM con un cast straordinario di volti familiari, ma somiglia molto agli ordinari prodotti di fantascienza degli anni successivi, con le sue chiacchiere da salotto su questioni di enorme importanza e il suo umorismo involontario (“Hitler, eccoci qua!”), le penose scenografie piene di congegni scientifici e soprattutto la sua aura di banalità quando si tratta di affrontare l’evento più terribile dell’epoca (lo storico volo su Hiroshima), neutralizzando così l’orrore in modo assurdo – e ovviamente con un cast simile a un branco di zombie molto prima di Elvis, che alcuni anni dopo comparirà davanti alla macchina da presa di Norman Taurog.

A parte le celebrità atomiche, ci sono i protagonisti del film e soprattutto un certo Matt (Tom Drake) che, come Zelig, è presente dappertutto (“Ho risolto qualche equazione per Einstein”) e che poi diviene un essere sovrannaturale attraversando il confine tra vita e morte. È un martire della scienza, della storia, della bontà americana e della logica impeccabile della nazione, mentre intrallazza con le necessità quotidiane, la Storia e Dio. Il tutto sotto la benevola guida delle grandi società, che qui entrano in scena come elemento base dei successivi film di fantascienza. Jerome F. Shapiro (nel suo testo Atomic Bomb Cinema) descrive l’essenza della “visione di Matt” scrivendo che “le conquiste tecnologiche sono segni certi della benevolenza di Dio” e che “la bomba è un passo naturale nell’evoluzione della scienza e della tecnologia. E noi americani, essendo i primi a evolverci, siamo destinati a sopravvivere come la specie più adatta”. In questo modo lo spettatore è portato a condividere “il segreto meglio custodito della storia” e a divenire parte della nuova utopia americana. Le conseguenze della bomba atomica sono minime (sul “nostro” ambiente – e chi se ne importa degli altri?): i produttori del film sono ansiosi di assicurare al pubblico che gli americani, nel 1946, sono alle porte del paradiso.

Peter von Bagh

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