THE BANK

Charles Chaplin

T. it.: Charlot inserviente di banca. Scen.: Charles Chaplin. F.: Harry Ensign. Scgf.: E.T. Hazy. Int.: Charles Chaplin (portiere), Edna Purviance (segretaria), Carl Stockdale (cassiere), Billy Armstrong (portiere), Charles Insley (direttore), Lawrence A. Bowes (cliente importante), John Rand (commesso viaggiatore/ladro), Leo White (cliente), Fred Goodwins (guardiano/ ladro), Bud Jamison (ladro), Frank J. Coleman (ladro), Lloyd Bacon (ladro), Paddy McGuire (ladro), Wesley Ruggles, Carrie Clark Ward. Prod.: Jesse T. Robbins per The Essanay Manufacturing Company. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Charlot entra in campo di spalle, superando la macchina da presa a sinistra. La silhouette nera si staglia contro la massiccia facciata di marmo bianco lungo la quale avanza. Si ferma a raccogliere qualcosa da terra e poi riparte di gran lena. Lo vediamo entrare in un edificio. La macchina da presa, che ora lo inquadra frontalmente dall’interno della banca, si tiene a distanza, accentuando l’effetto comico del suo doppio passaggio attraverso la porta girevole (“La figuretta del vagabondo in lontananza era più comica di quanto lo sarebbe stata in primo piano”, diceva Chaplin). Ora procede con fare sicuro evitando il posteriori di un inserviente che armeggia sotto al tavolo; scende i gradini di un’imponente scalinata, per giungere finalmente davanti a un gigantesco forziere che sembra uscito dalle pagine di H.G. Wells. Con fare solenne inserisce le molte combinazioni una ad una, si toglie la giacca ed infine estrae il prezioso contenuto: un secchio, uno straccio e una divisa da custode. L’effetto sorpresa è esilarante. Grazie all’armonia delle sequenze, la fluidità della narrazione, organizzata secondo le tre unità classiche, e la presenza di una marcata componente drammatica (si tratta di una commedia senza lieto fine), The Bank conquistò l’ultimo avamposto della critica chaplinscettica che dovette unanimemente riconoscere di trovarsi al cospetto del genio comico. Guardando The Bank si ha l’impressione che Chaplin non si limiti a interpretare una gag ma ‘diventi’ la gag stessa, riuscendo a far scaturire la comicità dall’incongruenza che si avverte tra la sua espressione facciale e l’azione compiuta dal resto del corpo. Un esempio tra tutti, l’aria di grave solennità con cui svolge i suoi compiti da inserviente in contrasto con una totale incapacità a maneggiarne i ‘ferri del mestiere’ (lo spazzolone in primis). La messa in scena della rivalità tra Chaplin e John Rand – che anticipa un rapporto molto simile in The Pawnshop (mentre la gag della carta spostata da una stanza all’altra ricorda ‘l’operazione spazzaneve’ in La febbre dell’oro), la maturità interpretativa di Chaplin nella resa della delusione amorosa e l’escamotage narrativo del sogno che risolve solo momentaneamente l’ineluttabilità della sconfitta (sociale, amorosa etc.), rendono The Bank uno dei titoli più gustosi della serie.

Restauro sostenuto da Susan and Richard Meyer