SUVOROV

Vsevolod Pudovkin, Michajl Doller

Sc.: Georghij Grebner, H. Ravic. F.: Anatolij Golovnja, Tamara Lobova. Scgf.: Vladimir Egorov. M.: Juri Sciaporin. In.: Nikolaj Cerkassov-Serghejev, A.Jacnitskij (Paolo I), Aleksandr Chanov, Vsevolod Aksjonov, Michajl Astangov. P.: Mosfilm. D.: 100’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Suvorov è un esempio di quelle grandi produzioni storiche che tanta parte avevano nella costruzione sistematica dell’immagine dei dittatori. Il film va idealmente visto insieme a Campo di maggio e a Der grosse König, che gli fanno da contraltare per la Germania e l’Italia. Se nel caso di Campo di maggio l’intervento di Mussolini fu “a monte” dell’intera produzione del film, qui Stalin “spinge” perché il film sia prodotto e interviene direttamente, discutendo la sceneggiatura di Grebner e Ravic. Nel 1940 Stalin sta cercando di costruirsi una nuova immagine che lo affranchi definitivamente dall’ombra di Lenin, e la trova nella figura di “grande condottiero” cioè Suvorov, il vincitore di Napoleone. Ne è una prova questa lettera di Stalin al ministro del cinema, Bol’shakov, datata 9 /7/1940 (da Il cinema dei dittatori a cura di Renzo Renzi, Bologna, Grafis, 1992), nella quale il dittatore muove appunti molto precisi alla sceneggiatura.

“Al compagno Bol’shakov.

La sceneggiatura del Suvorov presenta dei difetti. È scarna e povera di contenuto. È ora di smetterla di raffigurare Suvorov come un papa’ buono che di tanto in tanto lancia un “chicchirichì” e aggiunge: “russo” , “russo”. Non é qui il segreto delle vittorie di Suvorov. La sceneggiatura non spiega le particolarità della politica e della tattica militare di Suvorov: 1) corretta valutazione dei difetti del nemico e capacità di sfruttarli fino in fondo; 2) un attacco audace e ben preparato. accompagnato da una manovra d’accerchiamento per colpire le retrovie avversarie; 3) capacità di scegliere comandanti esperti e audaci e di indirizzarli sul bersaglio dell’attacco; 4) capacità di promuovere coraggiosamente ad alti incarichi i meritevoli, in contrasto con le prescrizioni delle “norme sui ranghi”, senza curarsi dell’anzianità di servizio e dell’origine dei promossi; 5) capacità di mantenere nell’esercito una disciplina severa, veramente ferrea. A leggere la sceneggiatura si può che Suvorov non tenesse la disciplina in gran conto, e che avesse successo non grazie alle caratteristiche della suo politica e della sua tattica bellica, ma soprattutto per la bontà verso i soldati, e per un’audace furbizia – sconfinante in una specie di avventurismo – nei confronti del nemico. Si tratta certo di un malinteso, per non dire di più. Queste osservazioni si riferiscono altresì al celebre spettacolo Suvorov che è in scena nel Teatro Centrale dell’Armata Rossa.

I.Stalin”

Il film narra, in grande stile, gli ultimi anni di vita del generale Suvorov, sottolineando il fatto che le sue dimenticate vittorie su Napoleone erano state ottenute a dispetto del suo sovrano, Paolo I, dei consiglieri di fiducia dello zar e dei suoi ambigui alleati. Lo stile del Suvorov, a film, ultimato, risultò più semplice di quello di Pietro il Grande; la maestosità e insieme l’agilità della narrazione fanno supporre che Pudovkin si sia giovato, nella realizzazione, dell’aiuto di Ejzenstein.

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