SONS OF THE DESERT
Scen.: Frank Craven, Byron Morgan. F.: Kenneth Peach. M: Bert Jordan. Mus.: Marvin T. Hatley. Int.: Stan Laurel (Stanlio), Oliver Hardy (Ollio), Charley Chase (Charlie), Mae Busch (Lottie Hardy), Dorothy Christie (Betty Laurel), Lucien Littlefield (dottor Horace Meddick), Charita (ballerina di hula). Prod.: Hal Roach per Hal Roach Studios, Metro Goldwyn Mayer Corp. 35mm. D.: 65’. Bn.
Scheda Film
Sons of the Desert, il quarto lungometraggio [di Laurel e Hardy], mi sembra il più perfetto; diversamente dai potenziali rivali Vent’anni dopo e Noi siamo le colonne, non dipende dalla conoscenza della loro intera carriera per essere pienamente efficace. (Alcuni critici accordano la loro preferenza a I fanciulli del West). È anche il migliore dei loro film ‘domestici’. Ciascuno dei protagonisti è sposato, e le mogli sono molto presenti nel film.
I Figli del Deserto sono un’associazione massonica cui appartengono Stanlio e Ollio (Oliver Hardy era veramente affiliato alla massoneria): i due si sono impegnati a partecipare al congresso, cioè alla bisboccia, annuale, ma devono ancora informare le rispettive mogli. Dalla sua condotta al raduno che apre il film (alla lettura del passo del giuramento in cui si dice che “i forti debbono aiutare i deboli” lancia uno sguardo meravigliosamente sussiegoso a Stanlio), e da quel che dice sul taxi che li riporta a casa, deduciamo che Ollio si limiterà a informare sua moglie mentre Stanlio chiederà timidamente il permesso alla sua. Il film modifica in maniera sottile e graduale le nostre aspettative; e l’interesse è tenuto vivo dal fatto che il modo in cui i due vengono trattati è legato a quel che si meritano. È un’esplorazione dei diversi gradi di ‘innocenza’ di Laurel e Hardy. […]
Il film è molto di più di uno schema morale. È profondamente divertente, ricchissimo di dettagli, meticolosamente congegnato, diretto e interpretato, con una perfetta comprensione dei tempi dettati dalle personalità di Laurel e Hardy (il regista accreditato è William A. Seiter, che con loro non girò altri film). I due attori sono ormai padroni della forma lunga: unitario e compatto come i corti, il film sa sfruttare bene la lunghezza supplementare. Il pastiche massonico e tutta la scena del congresso (circa venti minuti di film) sono gestiti con ammirevole precisione, senza mai perdere il contatto con l’intreccio principale come accade parzialmente in altri film. Per esempio, il numero di canto e ballo Honolulu Baby, dalla messa in scena alquanto elaborata, non è semplicemente un interludio ma parte integrante del film: serve a ricordar loro Honolulu (mettendo così in moto un nuovo sviluppo della trama), ed è alla base di due scene successive nelle quali Stanlio e Ollio lo ricreano in maniera molto divertente. Il cognato di Ollio, tipico attaccabottoni da confraternita, è interpretato da Charley Chase, comico di tutto rispetto di Roach e fratello di James Parrott, regista di lunga data del celebre duo.
Charles Barr, Laurel & Hardy, Studio Vista, Londra 1968