SCHWECHATER

Peter Kubelka

35mm. D.: 1440 fotogrammi = 60 secondi, due colori, due sonori

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Peter Kubelka è uno dei più importanti “cine-artisti” del dopoguerra, il cui genio raggiunge velocemente gli Stati Uniti. Comincia con degli studi di musica e arte a Vienna, poi si dedica al cinema, frequentando il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Il suo primo film Mosaik im Vertrauen (1955) precede tre film “metrici” Adebar (1957), Schwechater (1958) e Arnulf Rainer (1958-1960) che prefigurano il cinema cosiddetto “strutturale” della fine degli anni 60: la loro struttura è in effetti calcolata al fotogramma. Arnulf Rainer – alternanza di fotogrammi neri o bianchi accopagnati o meno da un suono “bianco”- corrispone a ciò che, in pittura, è il “quadrato bianco su fondo bianco” di Malevitch.

Risultato di un reportage su commissione su un Safari in Africa, Unsere Afrikareise (1961-1966) è una costruzione musicale fondata sulle analogie e il contrasto delle immagini e dei suoni. Con Pause! (1977) l’opera di Kubelka non supera complessivamente i sessanta minuti, sufficienti ad assicurare una fama mondiale ad un creatore che tiene numerosi corsi negli Stati Uniti e in Europa e che ha organizzato nel 1976, a Parigi, l’esposizione dei film sperimentali “Une histoire du cinéma”. Kubelka è co-fondatore e co-direttore della Cineteca di Vienna.

Dominique Noguez, Une Rénaissance du cinéma. Le cinéma “underground” américain, Klinckseieck, Paris, 1985