REBEL WITHOUT A CAUSE

Nicholas Ray

 T. it.: Gioventù bruciata. Sog.: Nicholas Ray, dal saggio omonimo di Robert Lindner. Scen.: Stewart Stern, Irving Schulmann. F.: Ernest Haller. M.: William H. Ziegler. Scgf.: Malcolm C. Bert. Mus.: Leonard Rosenman. Int.: James Dean (Jim), Natalie Wood (Judy), Sal Mineo (‘Plato’), Jim Backus (Frank), Ann Doran (Carol), Corey Allen (Buzz), William Hopper (padre di Judy), Rochelle Hudson (madre di Judy), Dennis Hopper (Goon). Prod.: David Weisbart per Warner Bros., First National DCP. D.: 111’. Col. 

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il restauro è stato realizzato alla Warner Bros. Motion Picture Imaging partendo dalla scansione alla risoluzione di 8K del negativo camera originale in CinemaScope (2.55:1). Il negativo originale non era più in grado di produrre una stampa fotochimica soddisfacente a causa dello scolorimento.

Il suono stereo originale è stato restaurato da Chace Audio by Deluxe e ricavato dalle colonne magnetiche delle copie di distribuzione. Il regista Nicholas Ray girò il lm usando un dei primi negativi colore Eastman 5248, alternativa economica al procedimento delle tre matrici Technicolor. Purtroppo questo negativo non permetteva una resa ottimale dei colori. Trattandosi di un film in ‘WarnerColor’, è stato il laboratorio della Warner Bros., e non la Technicolor, a sviluppare il negativo Eastman e a creare le sezioni ottiche.

Ned Price

Rebel without a Cause resta la rappresentazione hollywoodiana più emblematica della gioventù moderna (gli italiani e altri europei avevano già compiuto questa ricognizione), non più incarnata dalle presenze stereotipate di Shirley Temple e Mickey Rooney ma da creature fragili, tormentate e disorientate sulla soglia dell’età adulta. Nessun altro lm seppe addentrarsi così tanto in questa tematica. Il saggio del dottor Robert Lindner da cui fu tratto il lm era sepolto negli archivi della Warner dal 1946 e fu ripescato proprio quando la tematica giovanile si stava facendo scottante.

I giovani attori trovarono nel regista un’anima a ne che li capiva e che sapeva vedere nell’onore e nella dignità le caratteristiche salienti – già oltre la portata delle persone più anziane – della loro generazione. Il ritratto che Nicholas Ray fece di James Dean (e naturalmente di Natalie Wood e Sal Mineo) era plausibile e trattava con ir- riverenza i precetti dell’Actors’ Studio. Non a caso, contrariamente a Kazan e a Stevens, Ray fu il solo a non lamentarsi del carattere di James Dean.

Il film traeva la propria verosimiglianza dalla ricerca antropologica, sempre cara a Nicholas Ray. Ma non avrebbe potuto conquistare il rango di verità eterna senza il CinemaScope (nel glorioso formato 2.55:1) e il colore (ricordiamo che il film fu girato per dieci giorni in bianco e nero prima che la Warner Bros. decidesse il passaggio al colore): lo testimoniano già i primi sensazionali minuti nella stazione di polizia. La messinscena è fondamentale in questo sottile e improbabile melodramma condensato in ventiquattro ore. I giovani volti di Dean e Wood, prima estranei l’uno all’altra e ora costretti ad affrontare l’ignoto, mettono in campo la tenerezza quale sorprendente antagonista di un mondo troppo crudele e la miracolosa forza dell’innocenza ancora intatta. Anche i luoghi, come il planetario e la sua notte artificiale seguita da una notte vera e dai suoi lampi di vita familiare, offrono un  efficace contrasto con l’ipocrisia del mondo adulto.

Ma le parole più eloquenti restano quelle di François Truffaut, che considerava James Dean “un eroe baudelairiano”: “In James Dean i giovani d’oggi si ritrovano completamente, e più che per le ragioni che si citano di solito, violenza, sadismo, frenesia, malvagità, pessimismo e crudeltà, per altre infinitamente più semplici e quotidiane: pudore dei sentimenti, fantasia in ogni occasione, purezza morale senza rapporti con la morale corrente ma più rigorosa, gusto inestinguibile dell’adolescente per la competizione, ebbrezza, orgoglio e rimpianto di sentirsi ‘fuori’ della società, ri uto e desiderio di integrarsi e in ne accettazione – o rifiuto – del mondo come è”.

Peter von Bagh

Restaurato da Warner Bros. in collaborazione con The Film Foundation grazie al contributo di Gucci e The Film Foundation