PRIX DE BEAUTÉ

Augusto Genina

Sog.: Augusto Genina, René Clair, Bernard Zimmer, Alessandro De Stefani. Scen.: René Clair, Georg W. Pabst. F.: Rudolf Maté, Louis Née. M.: Edmond T. Gréville. Scgf.: Robert Gys. Mus.: Wolfgang Zeller, René Sylviano, Horace Shepherd. Int.: Louise Brooks (Lucienne Garnier), Georges Charlia (André), Jean Bradin (Adolphe de Grabovsky), Augusto Bandini (Antonin), André Nicolle (segretario di redazione), Yves Glad (maragià), Gaston Jacquet (duca de la Tour Chalgrin), Alex Bernard (fotografo), Marc Zilboulsky (manager). Prod.: Sofar. DCP. D.: 113’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Mélange davvero riuscito tra le premesse del neorealismo e una finzione molto elaborata (vedi i nomi degli sceneggiatori). Malgrado una post sincronizzazione approssimativa, e (secondo lo stile del muto) la recitazione caricata di Georges Charlia, questo film è un capolavoro. La visione documentaria, costantemente presente, dai bagni marini della domenica al lavoro dei tipografi, si scontra con una doppia irruzione del cinema: la regia esperta di Genina, da una parte, e dall’altra la fascinazione che esercita la settima arte sulle graziose ragazze a disagio nel loro contesto sociale. Viene sottolineato questo quotidiano dove sporcizia e grossolanità (d’altronde magnificamente fotografate) sembrano colpire l’eroina nel profondo di se stessa. Sarà più forte la tentazione di sottrarsi a questo universo più malsano che volgare (qui risiede la finezza del film) attraverso il suicidio. Una prima volta per curiosità. Una seconda perché il contrasto fra queste due forme di vita è troppo forte. La morte è l’approdo finale di questa scelta. Il suo innamorato della spiaggia arriva a spararle addosso durante la proiezione dei provini che impongono Lucienne quale nuova star. E nulla è più bello del viso morto di Louise Brooks sottomesso ai fremiti delle luci del proiettore mentre terminano i provini dove lei canta: “Je n’ai qu’un amour, c’est toi…”. Superbo finale che chiude un film sempre ispirato, ben al di là dell’attrazione legittima e leggendaria che l’attrice poteva esercitare sul regista. Genina si afferma non solo come un precursore della scuola italiana ma anche come un immenso autore di film. L’aspetto più rimarchevole del suo lavoro consiste nell’aver saputo integrare tutti gli ingredienti di una sceneggiatura ricalcata sulla moda dell’epoca trattandoli con semplicità: personaggio del fidanzato ingenuo e simpatico, pericoli che incombono l’aspirante-vedette nell’ambiente corrotto del cinema davanti al quale l’amore sincero dovrebbe apparire più puro, più rassicurante. Eh no! Non lo è per niente. Genina ce lo mostra nella sua crudele nudità: amore e gelosia vanno di pari passo, erodendo il quotidiano la cui banalità non è quindi più sublimata dai sentimenti. La straordinaria bellezza della luce e l’intelligenza con cui viene usata, aggiungono altri motivi di fascino, innalzando questo film al rango principale delle opere dei primi anni del sonoro, anche se è stato girato nel muto!

Paul Vecchiali, L’Encinéclopédie. Cinéastes ‘français’ des années 1930 et leur œuvre, Éditions de l’Œil, Montreuil 2010

Copia proveniente da

Restaurato da Cineteca di Bologna. DCP creato a partire dal controtipo negativo del restauro in 35mm realizzato nel 1998 da Cineteca di Bologna, Cinémathèque française e Fondazione Cineteca Italiana. Edizione stabilita a partire da una copia della versione muta conservata da Cineteca Italiana e da una copia d’epoca della versione sonora francese conservata da Cinémathèque française.