PLEIN SOLEIL

René Clément

T. it.: In pieno sole. T. int.: Blazing Sun. Sog.: dal romanzo The Talented Mr. Ripley di Patricia Highsmith. Scen.: René Clément, Paul Gégau . F.: Henri Decaë. M.: Françoise Javet. Scgf.: Paul Bertrand. Mus.: Nino Rota. Su.: Jacques Carrère, Jean-Claude Marchetti, Maurice Rémy. Int.: Alain Delon (Tom Ripley), Maurice Ronet (Philippe Greenleaf), Marie Laforêt (Marge Duval), Elvire Popesco (Mme Popova), Erno Crisa (Riccordi), Frank Latimore (O’Brien), Billy Kearns (Freddy Miles). Prod.: Raymond Hakim, Robert Hakim per Paris Film, Paritalia, Titanus. Pri. pro.: 10 marzo 1960 DCP. D.: 115’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il restauro di un interpositivo stampato dal negativo originale Eastmancolor è consistito principalmente nel ripristino delle luci e dei colori originali. In Plein soleil Clément ha approfondito la drammaturgia del colore, che nel film rappresenta un elemento ritmico, “fungendo da contrappunto alla violenta immoralità dei personaggi”. I colori primari (il rosso, il giallo e il ciano) vengono regolarmente associati all’interno di ogni inquadratura attraverso l’uso degli accessori, della scenografia o della natura, e sono combinati come imbricazioni astratte che ricordano le composizioni di Mondrian.

Furono i produttori, i fratelli Robert e Raymond Akim, a proporre a René Clément un adattamento cinematografico dello spregiudicato romanzo di Patricia Highsmith, The Talented Mr. Ripley (1955). Il regista rimase affascinato dall’ambiguità del protagonista, Tom Ripley, giovane statunitense squattrinato che un miliardario di San Francisco manda in Italia con la missione di ricondurre a casa il figlio bohémien Philip Greenleaf, stabilitosi a Mongibello. Ma Ripley, lentamente, tesse un piano diabolico per assassinarlo ed usurparne l’identità, così da impadronirsi di tutte le sue ricchezze. Dopo Le amanti di Monsieur Ripois (1954), commedia velenosamente sarcastica su un seduttore francese a Londra, Clément riconobbe in Ripley un altro personaggio di giovane amorale, straniero in terra straniera, bugiardo e dotato di un innato talento nell’arte di manipolare il prossimo. Con la differenza, rispetto al film con Gérard Philipe, che il Ripley della Highsmith è, appunto, un assassino e il racconto, avviatosi come una commedia crudele (con la musica, ora suadente, ora allarmante, di Nino Rota), vira nel noir. Un noir calato nelle luci e nei cromatismi caldi e rassicuranti del Mediterraneo.
Per la sceneggiatura, Clément si è avvalso della collaborazione del complice di Chabrol, Paul Gégauff, modificando una dinamica essenziale del romanzo: cancellarono la frustrata attrazione omosessuale di Ripley per Greenleaf sostituendola con un rapporto servo-padrone, dove il ricco rampollo si compiace di umiliare in ogni occasione l’amico povero. Se l’odio silenzioso di un ventenne umiliato e offeso (Ripley non dice mai una parola contro Greenleaf) costituisce la corrente inquietante che percorre la prima parte del film, la seconda è dominata dall’iniziazione al crimine di Ripley (che non si ferma ad un unico delitto) e dalla spietata abilità con cui l’assassino divora l’identità e i privilegi della vittima, non tralasciando di sedurne la fidanzata Marge (che invece nel romanzo lo disgusta). Esasperando il motivo dell’umiliazione, Clément rese più concreta la feroce avidità di Ripley e ottenne l’effetto perverso di indurre lo spettatore ad identificarsi con l’assassino. Rispetto al romanzo, inoltre, Clément concentrò l’azione in pochi luoghi – Roma, Mongibello e il mare – esaltando la bellezza degli ambienti naturali con lo stupendo Eastmancolor di Henri Decaë e creando una sottile dialettica fra la corporalità e i volti di interpreti magnifici, Maurice Ronet (Philip) e Alain Delon (Ripley), che avrebbero interpretato una variante di quei ruoli in un altro celebre noir, La piscina (1968) di Jacques Deray.

Roberto Chiesi

Copia proveniente da

Restauro realizzato da
Restauro realizzato da

Con il sostegno di Fonds Culturel Franco Américain – DGA MPAA SACEM WGAW