PIXOTE, A LEI DO MAIS FRACO
Sog.: dal romanzo Infância dos mortos di José Louzeiro. Scen.: Héctor Babenco, Jorge Durán. F.: Rodolfo Sanches. M.: Luiz Elias. Scgf.: Clovis Bueno. Mus.: John Neschling. Int.: Fernando Ramos da Silva (Pixote), Jorge Julião (Lilica), Gilberto Moura (Dito), Edilson Lino (Chico), Zenildo Oliveira Santos (Fumaça), Claudio Bernardo (Garatao), Israel Feres David (Roberto Pie de Plata), Jose Nilson Martin Dos Santos (Diego), Marília Pêra (Sueli). Prod.: Embrafilme, HB Filmes. DCP. D.: 128’. Col.
Scheda Film
La mia prima intenzione era girare un documentario sui bambini abbandonati con i bambini di un vero riformatorio, perché lì non fanno niente tutto il giorno. Gironzolano nei cortili, camminano nei corridoi; non hanno niente da fare. Pensavo di prendere tutti questi ragazzini e di creare con loro un laboratorio di improvvisazione, di farmi raccontare le loro storie per un lungo documentario in 16mm. Dopo una decina di visite ai riformatori le autorità mi chiusero la porta in faccia, impedendomi di lavorare in veri istituti. A quel punto, in uno stato d’animo molto agitato, decisi di scrivere una sceneggiatura e di girare un film di finzione, per tentare di creare una realtà simile a quella che non mi permettevano di mostrare. Avevo in mano duecento ore di interviste con veri bambini abbandonati nei riformatori, e costruii la sceneggiatura servendomi delle situazioni descrittemi dai quei bambini. Una volta ultimata la sceneggiatura la misi da parte e iniziai a lavorare con gli attori bambini. I bambini non lessero mai la sceneggiatura. Ogni giorno facevamo un laboratorio con l’idea di sviluppare una nuova sequenza della sceneggiatura, ma ogni giorno era come lavorare a un nuovo film. Parlavamo di cosa può succedere in una data situazione, e perché. Quali potevano essere le reazioni? E poi tentavamo di improvvisare partendo da quella situazione. Inizialmente ogni giorno c’erano ottocento ragazzini. Andò avanti così fino a quando non scelsi chi avrebbe interpretato Pixote, Lilica, Dito e gli altri. I sette che fecero il film ebbero una preparazione di quattro mesi. Questi ragazzini non sapevano niente del male, della responsabilità, del ricordo. Erano ragazzini difficili, inquieti. […] Il film non parla solo dei rapporti e delle condizioni in un riformatorio. Si sofferma sul modo in cui i ragazzi legano tra loro, e sull’importanza del nucleo familiare. Quando i ragazzini scappano dal riformatorio e quattro o cinque di loro si ritrovano da soli in mezzo alla strada, formano inconsapevolmente una famiglia. Il gruppo si crea su basi istintive, non per un desiderio di vivere e lavorare insieme ma per necessità, per autentica necessità. […] Un’altra cosa è che la realtà è doppiamente dura rispetto al film. Se paragonato alla realtà il mio film è la fiaba di Cenerentola.
Intervista con Héctor Babenco di George Csicsery, “Film Quarterly”,
n. 1, autunno 1982
Restaurato nel 2018 da Cineteca di Bologna e The Film Foundation’s World Cinema Project Foundation in collaborazione con con HB Filmes, Cinemateca Brasileira e JLS Facilitações Sonoras presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata. Con il sostegno di George Lucas Family Foundation. Restaurato in 4K a partire partire dal negativo camera originale 35mm e da un internegativo di prima generazione. Restauro della colonna sonora a partire dal negativo magnetico a cura di José Luiz Sasso, correzione colore supervisionata da Rodolfo Sánchez.