PHASE IV
Scen.: Mayo Simon. F.: Dick Bush. M.: Willy Kemplen. Scgf.: John Barry. Mus.: Brian Gascoigne. Int.: Nigel Davenport (Ernest Hubbs), Michael Murphy (James Lesko), Lynne Frederick (Kendra Eldridge), Alan Gifford (signor Eldridge), Robert Henderson (Clete), Helen Horton (signora Eldridge). Prod.: Paul B. Radin per Alced Productions, PBR Productions. 35mm. D.: 84’. Col.
Scheda Film
Impossibile non pensare a La donna che visse due volte vedendo le sinuose forme geometriche con cui uno dei protagonisti visualizza su un monitor il linguaggio delle formiche, e il colore rosso che illumina d’improvviso il suo volto. È con quest’uso antinarrativo di elementi grafici e colori che Saul Bass firma il suo unico lungometraggio da regista. Collocato tra gli epigoni di 2001: Odissea nello spazio, Phase IV è un film di fantascienza intellettuale ed ecologista. Dopo alcuni eventi cosmici che la scienza non sa spiegare, viene osservato un comportamento anomalo nelle formiche di un altipiano dell’Arizona: specie diverse s’incontrano e comunicano. I due scienziati giunti a risolvere la situazione si ritrovano assediati dai minuscoli avversari nella loro stazione tecnologica.
Che il capolavoro kubrickiano sia un modello inevitabile non lo dimostrano tanto le torri simil-monoliti costruite dalle formiche quanto l’afflato speculativo, affidato soprattutto ai commenti in voice over. Ulteriore fonte d’ispirazione è certamente un altro film sul rapporto uomo-insetti, Oscar al miglior documentario 1972, The Hellstrom Chronicle di Walon Green, da cui proviene Ken Middleham, chiamato a replicare la fotografia delle sequenze delle formiche. A partire dagli oltre cinque memorabili minuti dell’incipit, in cui le piccole dominatrici si organizzano nei cunicoli sotterranei. La terra è già loro, non dei due umani che, salutati dall’ironico cartello “Paradise City”, arrivano in una landa desolata come su un pianeta alieno e inospitale.
Al contrario di horror fantascientifici come Assalto alla Terra o Tarantola, dove il pericolo è causato dal gigantismo degli insetti, le dimensioni delle specie sono quelle reali, ma il senso di minaccia incombente è esaltato dalla messinscena: l’angolazione del punto di ripresa e la profondità di campo che giocano a rovesciare la proporzioni, le soggettive a mosaico degli insetti e gli inquietanti effetti sonori che accompagnano il loro brulicare. Ma la Paramount pensava forse a quei modelli anni Cinquanta quando tagliò il finale voluto da Bass, vetta sperimentale del film: un montaggio psichedelico di sovrimpressioni e sovrapposizioni, silhouette e primissimi piani, paesaggi magrittiani e innesti uomo-animale. La “Fase IV” (dopo le tre che hanno scandito il film) giunge solo ora: che la nuova umanità abbia inizio.
Alice Autelitano