Pečki-lavočki

Vasilij Šukšin

T. it.: Il viaggio di Ivan Sergeevič. T. int.: Happy Go Lucky. Scen.: Vasilij Šukšin. F.: Anatolij Zabolockij. M.: Natal’ja Loginova. Scgf.: Petr Paskevič. Mus.: Pavel Čekalov. Su.: Aleksandr Matveenko Int.: Vasilij Šukšin (Ivan Rastorguev), Lidija Fedoseeva-Šukšin (Njura Rastorgueva), Vsevolod Sanaev (il professore), Georgij Burkov (Viktor, il costruttore) Zinovij Gerdt (secondo professore), Ivan Ryžov (il controllore), Stanislav Ljubšin (Ivan Stepanov), Vadim Zacharčenko. Prod.: Gorky Film Studios. 35mm. D.: 100′. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel suo quarto film, Il viaggio di Ivan Sergeevič, lo stesso Šukšin interpreta il ruolo principale, Ivan, affiancato dalla moglie, Lidija Fedoseeva-Šukšin. I due sono diretti a un albergo sul mar Nero in cui trascorrere le vacanze e il loro lungo viaggio è segnato da incontri inattesi: fra gli altri, un simpatico compagno di strada che si rivela essere un ladro e un professore universitario che, ammirando la ricchezza del vocabolario di Ivan, lo invita a tenere una conferenza ai suoi studenti. Dopo un breve soggiorno a Mosca, la coppia riprende il treno e arriva all’albergo per apprendere soltanto in quel momento che non c’è posto per la sposa perché il suo arrivo non era previsto: una mancia all’occorrenza sistemerà le cose. […]
Vasilij Šukšin gira da lungo tempo film che si possono considerare commedie a tutti gli effetti. Nelle sue affettuose annotazioni sui russi, si insinua sempre un sorriso, talvolta lieve o triste, ma spesso beffardo. Molti interpretartono il suo primo lungometraggio Così vive un uomo come una commedia. Lui protestò.
Ed ecco Ivan, trattorista dell’Altai. Ivan agisce secondo le proprie regole, ancorché in modo sciocco nel vagone, nel negozio di Mosca e nell’ufficio del direttore della casa di cura. Queste regole sono la disponibilità, l’onore, la fiducia. E hanno torto tutti quelli che si sono assuefatti ai modi urbani, i piccolo-borghesi. Di questi, gli integrati, i furbi, Šukšin si fa beffe e li affronta. E qui si pone un problema complesso e non chiaramente risolto, il rapporto tra la campagna e la città nell’autore. Šukšin ama la campagna e teme la città. Per questo è stato criticato Vostro figlio e fratello. Per la stessa ragione, in un’altra ottica l’esaltazione dei marginali hanno criticato Gente strana. Ed egli rimette di nuovo a confronto la campagna, con i suoi spazi liberi, i legami semplici fra la gente, il saggio amore per il lavoro e la civilizzazione urbana. Allora è proprio il caso di ripetere le solite critiche o non bisogna invece cercare di entrare nella sua logica? Šukšin preferisce la campagna perché la conosce meglio. Quanti conflitti, quanti personaggi complessi del mondo contadino contemporaneo ha mostrato! I suoi cittadini non sono troppo imborghesiti, ma sono più primitivi.

Rostislav N. Jurenev, Pečki-lavočki, “Iskusstvo Kino”, n. 12, 1973

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