Peccato Che Sia Una Canaglia

Alessandro Blasetti

T. int.: Too Bad She’s Bad. Sog.: dal racconto Il fanatico di Alberto Moravia. Scen.: Suso Cecchi D’Amico, Alessandro Continenza, Ennio Flaiano. F.: Aldo Giordani. M.: Mario Serandrei. Scgf.: Mario Chiari. Mus.: Alessandro Cicognini. Su.: Ennio Sensi, Mario Amari. Int.: Marcello Mastroianni (Paolo), Sophia Loren (Lina), Vittorio De Sica (il padre di Lina), Umberto Melnati (Michele), Margherita Bagni (Elsa), Michael Simone (Totò), Giorgio Sanna (Peppino), Mario Scaccia (Carletto), Wanda Benedetti (Valeria). Prod.: Documento Film. Pri. pro.: 4 febbraio 1955 35mm. D.: 95′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

per concessione di Faso Film

L’anno di uscita di questo film, il 1954, è lo stesso di Pane amore e gelosia, che era stato preceduto nel 1953 da Pane amore e fantasia. La coppia De Sica-Lollobrigida, lanciata da Blasetti in Il processo di Frine, miete incassi record, ma la critica cinematografica non è tenera né verso Blasetti, accusato di dedicarsi a film commerciali, né verso De Sica. Nel giugno del 1955 Nino Ghelli scrive sulle pagine di “Bianco e Nero”: “E come ormai sono riconoscibili quali zavattiniani i vecchietti estasiati dal tic-tac dell’orologio […], o gli angeli di seconda e terza classe, sono ormai inconfondibilmente desichiane quelle strizzatine d’occhi, quelle tonalità vocali stridule, quelle acconciature inconsuete di costume…”. Messo da parte l’intento sarcastico, se ne deduce che alle interpretazioni di De Sica si riconoscono una potenza e una personalità tali da influenzare l’andamento stesso del film, come inconfondibile è la mano di Zavattini. È noto che De Sica porta con sé sui set in cui recita anche la sua esperienza di regista, ma è altrettanto vero che in Peccato che sia una canaglia impersona il ruolo di un ladro gentiluomo con una grazia e una misura impeccabili. Lui stesso, nel supplemento al periodico “Tutto” del gennaio 1955, dichiara: “Con Blasetti poi sono particolarmente affiatato. È lui che più di ogni altro ha grattato sotto la scorza del regista e ha rispolverato in me l’attore”. E i meriti di Blasetti non si fermano qui. Lo spunto del film nasce da una novella di Moravia, Il fanatico, che inizialmente era stata scartata dalla selezione dei racconti dello ‘Zibaldone numero due’, Tempi nostri (1954), in cui per la prima volta il regista aveva lavorato con Sophia Loren, che rivuole accanto a sé nel ruolo di Lina, ladra, bellissima e canaglia. Affiancato nella stesura della sceneggiatura da Suso Cecchi D’Amico, Alessandro Continenza e Ennio Flaiano, Blasetti riafferma con forza la centralità della scrittura cinematografica e costruisce una storia semplice e piena d’umorismo intorno alle “ribalderie innocenti di una famiglia di mariuoli” come scrive Mino Doletti sulle pagine di “Il Tempo”, recensendo con parole entusiastiche la commedia andata in onda in televisione nel 1968. Dando vita al sodalizio De Sica-Loren-Mastroianni, ancora una volta Blasetti sa anticipare il futuro, interpretando i segnali del suo tempo e scoprendo nuove strade per il cinema italiano.

Si ringraziano Anna Fiaccarini e Alice Carraro. Un particolare ringraziamento a Mara Blasetti

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