Pattes Blanches

Jean Grémillon

T. it.: Zampe bianche. Scen.: Jean Anouilh, Jean Bernard-Luc. F.: Philippe Agostini. Mo.: Louisette Hautecœur. Scgf.: Léon Barsacq. Mu.: Elsa Barraine. Su.: Jean Rieul. Ass. regia: André Heinrich, Pierre Kast, Guy Lefrant. Int.: Fernand Ledoux (Jock Le Guen), Suzy Delair (Odette), Paul Bernard (Julien de Kériadec), Michel Bouquet (Maurice), Arlette Thomas (Mimi), Louise Sylvie (la madre di Maurice), Jean Debucourt (il giudice), Betty Daussmond (la zia di Julien), Edmond Beauchamp (il gendarme), Philippe Sergeol, Paul Barge, Madeleine Barbulée (la cugina), Geneviève Morel (Marguerite). Prod.: Majestic Films. Pri. pro.: 14 aprile 1949 35mm. D.: 103’. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Dopo diciotto mesi di preparazione, Grémillon è costretto ad abbandonare Le Printemps de la liberté, un progetto di film storico sul 1848, e accetta di sostituire il commediografo Jean Anouilh ai comandi di Pattes blanches, film che quest’ultimo aveva scritto e che aveva dovuto rinunciare a dirigere per problemi di salute. Il regista sposta l’ambientazione dal XIX secolo al presente ed effettua le riprese degli esterni nella ‘sua’ Bretagna, dove la storia si orchestra intorno a cinque personaggi: Odette (Suzy Delair), femme fatale che ha seguito l’amante Jock (Fernand Ledoux), albergatore, in un villaggio della costa bretone, dove sorge un castello abitato dal solitario Julien De Kériadec, soprannominato ‘Pattes blanches’ (ghette bianche) dai paesani. L’uomo, che non tarda a innamorarsi follemente di Odette, è venerato dalla giovane domestica gobba Mimi ed è odiato dal fratellastro Maurice (il giovane e febbrile Michel Bouquet). Kériadec decide di vendere il castello avito per conquistare Odette ma la donna preferisce sposare Jock, che le garantisce la sicurezza economica. Maurice induce Odette a umiliare Kériadec e questi, in un attacco di collera, la insegue tra le brume per poi strangolarla e gettarla sulla scogliera. L’universo nero e disperato di Anouilh ispira la fantasia di Grémillon, che modella con finezza i caratteri di ogni personaggio, arricchendoli di contraddizioni e sfumature. In particolare la piccola Mimi, dai lineamenti angelici e dal fisico deforme, che cercherà di aiutare l’infelice castellano, e Odette, che è una variante più aggressiva e carnale di femme fatale, dopo la Madeleine di Gueule d’amour. Ritorna anche in Pattes blanches il tema della degradazione provocata dalla passione amorosa, che travolge il castellano. Il clima morboso e sensuale che si addensa intorno all’esuberanza e alla malizia di Odette è reso da Grémillon con un’atmosfera sempre più angosciosa e cupa. Alla dimensione barocca di questo mélo noir contribuisce soprattutto la scenografia di Léon Barsacq (già con Grémillon per Lumière d’été), in particolare il castello dalle stanze immense ma desolate e vuote, che nel finale (quando Kériadec progetta di incendiare il maniero e di suicidarsi) vengono riempite da fasci di paglia secca. Di grande bellezza plastica la sequenza dell’omicidio di Odette, in particolare l’inquadratura di Kériadec che trattiene in mano il velo della donna che ha fatto precipitare fra le rocce.
(Roberto Chiesi)

 

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