OUR HOSPITALITY

John G. ‘Jack’ Blystone, Buster Keaton

Scen.: Jean Havez, Clyde Bruckman, Joseph A. Mitchell. F.: Elgin Lessley, Gordon Jennings. Scgf.: Fred Gabourie. Int.: Buster Keaton (Willie McKay), Natalie Talmadge Keaton (Virginia Canfield), Joe Roberts (Joseph Canfield), Ralph Bushman (primo figlio di Canfield), Craig Ward (secondo figlio di Canfield), Monte Collins (il parroco), Joe Keaton (l’ingegnere), Kitty Bradbury (la zia), Buster Keaton, Jr. (Willie McKay a un anno). Prod.: Joseph M. Schenck per Buster Keaton Productions, Inc.. DCP. D.: 79’. Bn

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Secondo lungometraggio autoprodotto e diretto (insieme a John G. Blystone) da Buster Keaton, Our Hospitality risplende della stessa energia e generosità dei numeri che caratterizzavano le sue comiche a due rulli, adattati qui alle esigenze di un lungometraggio basato sull’intreccio. Diretto in modo impeccabile, narrativamente sofisticato, ricco di gag innovative e delle più intrepide acrobazie, Our Hospitality confermò Keaton come il comico stilisticamente più audace del cinema muto.
La faida alla base dell’intreccio viene presentata nel melodrammatico prologo, che mostra la doppia uccisione di un McKay (il padre del protagonista) e di un Canfield. Il piccolo Willie McKay è portato a nord e cresciuto dalla zia. Vent’anni dopo riceve una lettera che lo convoca nel paese natale per prendere possesso dell’eredità di suo padre. Durante un estenuante ma esilarante viaggio in treno da New York alla regione degli Appalachi, Willie stringe amicizia con Virginia Canfield (Natalie Talmadge Keaton), che ignara della faida tra le rispettive famiglie se lo porta dritto a casa, dove il padre (Joe Roberts, morto poco dopo il film) e due fratelli di lei hanno giurato di ucciderlo.
La trama è liberamente ispirata al regolamento dei conti tra gli Hatfield e i McCoy che tra gli anni Sessanta e i primi Novanta dell’Ottocento coinvolse due famiglie nell’area compresa tra la Virginia Occidentale e il Kentucky, lungo le rive del Tug Fork, affluente del Big Sandy River. La decisione di Keaton di trasporre la storia nel 1830 è legata alla sua nota e irriducibile passione per le locomotive. Diversamente da The General, Our Hospitality richiedeva un locomotore a vapore antico e lentissimo, che avanzasse con moto precario nella bellezza arcadica e nostalgica del paesaggio americano. Costruita in Inghilterra nel 1829, la Rocket – una delle prime locomotive mai esistite – era il mezzo di trasporto ideale per il suo personaggio e fu meticolosamente riprodotta per il film.
Come suggerisce Jim Emerson, guardando Our Hospitality si imparano varie cose, tra cui: “un nuovo metodo per raccogliere facilmente legna da ardere; come allontanare un asino dai binari o viceversa; come improvvisare una barca; come trasformare in una signora il posteriore di un cavallo; come indossare un cappello a cilindro in una carrozza dal soffitto basso (e perché sia ovviamente preferibile un cappello pork pie). Insomma, vedere questo film vi migliorerà immensamente la vita”.

Cecilia Cenciarelli

Copia proveniente da

Restaurato nel 2016 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Cohen Film Collection presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata