OKRAINA

Boris Barnet

Sog.: dalla novella omonima di Konstantin Finn; Scen.: K. Finn, B. Barnet; F.: Mihail Kirillov, Andrej Spiridonov; Scgf.: Sergej Kozlovskij; Mu.: Sergej Vasilenko; Su.: Leonid Obolenskij, Nikolaj Ozornov; Int.: Sergej Komarov (Grešin), Elena Kuz’mina (Man’ka, sua figlia), Robert Erdman (Robert Karlovič), Aleksandr Čistjakov (Kadkin), Nikolaj Bogoljubov (Kol’ka), Nikolaj Krjučkov (Sen’ka), Mihail Žarov (menscevico), Vladimir Ural’skij (cocchiere), Hans Klering (Müller, prigioniero tedesco), Andrej Fajt (2° prigioniero tedesco), Mihail Janšin (soldato contadino), Daniil Vvedenskij (reazionario), A. Ermakov (caporeparto), B. Barnet (ubriaco); Prod.: Mežrabpomfil’m; Pri. pro.: 25 marzo 1933. 35mm. D.: 93’. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il successo che Sobborghi riscosse all’epoca, in patria e all’estero, superò di gran lunga le aspettative degli autori. Primo film sonoro di Barnet, è anche quello dove la sua idea di equilibrio tra drammaticità e elemento comico si manifesta con maggiore forza.
Nella remota e patriarcale cittadina, dove l’economia ruota esclusivamente intorno a un calzaturificio e tutti sono calzolai, lentezza e grigiore sembrano rispondere a un tempo proprio, indefinito. Sarà l’urto della Grande Storia, con la guerra e le rivoluzioni del ‘17 a scuotere i destini di un’umanità sospesa e a metterla alla prova. “Pathos rivoluzionario” e “internazionalismo proletario” possono essere considerati temi fondanti di Sobborghi. Ma anche qui Barnet svela «tutta la sua potenza innovatrice e la sua maturità di artista nel riuscire a raccogliere e reinterpretare i motivi, i procedimenti e i caratteri del cinema sovietico che si andavano configurando, per immergerli ancora in un sentire proprio» (Evgenij Margolit). La poesia amalgama i ritratti degli innumerevoli personaggi in una coralità straordinaria. L’esultanza finale passa in secondo piano e la morte di Kol’ka, per quanto simbolica, è ben lontana dall’essere forgiata sullo stereotipo del sacrificio catartico dell’eroe. Intanto il sonoro diventa per Barnet un nuovo punto di forza. L’atmosfera si arricchisce di sfumature mentre drammaticità, umorismo e lirismo ritrovano la loro coesione.