NUJUM AN-NAHAR
Scen.: Ossama Mohammed. F.: Abdulqader Sharbaji. M.: Antoinette Azarieh. Scgf.: Rida Hus-hos. Int.: Abdellatif Abdul Hamid (Khalil), Zuhair Abdulkarim (Kasser), Sabah As-Salem (Sana), Saad Eddin Baqdoones (il nonno), Fuad Ghazi (Fuad), Muhsen Ghazi (amico di Kasser), Radwan Jamoos (Abbas), Zuhair Ramadan (Towfiq), Maha Saleh (la moglie di Khalil). Prod.: National Film Organization. DCP. D.: 105’. Col.
Scheda Film
Esordio del maestro siriano Ossama Mohammed, Nujum An-Nahar segue l’inesorabile dissoluzione della famiglia Ghazi alla vigilia di due matrimoni in un villaggio rurale della regione costiera alawita, a nord-ovest di Damasco. Il microcosmo familiare, dominato da un dispotico fratello maggiore (non a caso un quasi-sosia di Assad), è una graffiante allegoria del regime baathista. Sarcastico e anticonvenzionale, Nujum An-Nahar è un’opera visivamente potente in cui ogni inquadratura mostra uno straordinario talento: “Contrariamente ai miei timori, la National Film Organization non impose modifiche alla sceneggiatura. Come gli altri registi della mia generazione ero abituato a utilizzare le parole come dei nascondigli, sapevamo che potevamo contare solo sulle immagini”.
Mostrato un’unica volta a Damasco nel 1988 davanti a un pubblico di artisti e intellettuali, Nujum An-Nahar fu immediatamente bandito in Siria. Desideroso di mostrarsi progressivo e aperto agli occhi dell’Europa, il governo concesse tuttavia la partecipazione alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes e ai festival di Valladolid e Rabat, a seguito dei quali ebbe una discreta distribuzione europea. Dalle insurrezioni del 9 maggio 2011 Ossama è esule in Francia, dove si trovava per un incontro con Costa-Gavras: “‘Le Monde’ aveva ripreso le mie dichiarazioni di condanna contro il regime e il testo firmato da novantanove artisti siriani in cui chiedevamo la fine dei rastrellamenti. Quella sera un intellettuale, un amico di cui mi fidavo molto, mi ha intimato di non tornare in Siria”.
Da un anno a questa parte, nell’ostinato tentativo di ritrovare il suo film, ho avuto il privilegio di parlare spesso e a lungo con Ossama: “La dittatura è una questione esistenziale, ci riguarda in quanto esseri umani – mi ha detto nel corso della nostra ultima videochiamata – io credo profondamente nella mia umanità e nell’umanità degli artisti. Libertà vuol dire prima di tutto immaginazione, non esiste cinema senza immaginazione, neanche quello realista. La dittatura è la colonizzazione della nostra immaginazione e della nostra umanità”.
Un sincero ringraziamento a Rasha Salti, Jean-Michel Frodon, Yuri Aguilar, Inma Trull Ortiz, Markus Ruff e Irit Neidhardt.
Cecilia Cenciarelli
Restaurato in 4K nel 2024 da The Film Foundation’s World Cinema Project e Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, in collaborazione con Ossama Mohammed, con il sostegno di Hobson/Lucas Family Foundation. Il restauro ha utilizzato il miglior elemento sopravvissuto al di fuori della Siria, una copia positiva 35mm acquisita negli anni Novanta da un’emittente tedesca. Grading validato da Ossama Mohammed.