NOVYE POCHOŽDENIJA ŠVEJKA

Sergej Jutkevič

T. int.: The New Adventures of Schweick. Scen.: Nikolaj Rožkov, Evgenij Pomeščikov. M.: Mark Magidson. Mus.: Anatolij Lepin. Int.: Sergej Martinson, Nina Nikitina, Faina Ranevskaya, Pavel Špringfeld, Boris Tenin. Prod.: Sojuzdetfilm, Stalinabad Studio. 35mm. D.: 69’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Pochi film sono stati realizzati in circostanze produttive così improbabili: faceva un caldo torrido, infuriava la guerra e i bollettini dal fronte erano pessimi. Eppure era dagli anni Venti che non si assisteva a una commedia sovietica così vivace e brillante, ritorno trionfale allo spirito del FEKS, la Fabbrica dell’attore eccentrico che Jutkevič aveva fondato con gli amici Grigorij Kozincev e Leonid Trauberg. Pare così confermata la celebre osservazione di Vasilij Grossman a proposito del fatto che il periodo bellico fu un rifugio di libertà mai sperimentate negli anni Trenta: ci troviamo di fronte a una commedia caratterizzata da un’ampiezza che sarebbe stata impensabile in altre circostanze, legata al grande dramma della vita e della morte, reale, tangibile, sconvolgente. Švejk e Hitler sono entrambi creazioni originali. Il primo accentua la carica dissacrante del ‘buon soldato’ di Hašek (Švejk se la cava grazie agli scherzi, all’ironia e all’immaginazione); il secondo è un Hitler idiota che approfondisce la caratterizzazione già elaborata da Kozincev in un cortometraggio che descriveva un’immaginaria conversazione telefonica tra Hitler e Napoleone. In una scena spassosa Hitler finisce dentro una gabbia, povera bestia pelosa e paranoica senza “razza né nome”: è il sogno bizzarro di Josef Švejk, la sua personale fantasia su Hitler (dove il Führer ascolta la canzone di Švejk), ma sotto la superficie gioiosa del film si percepisce la durezza. L’interpretazione di Boris Tenin (un’altra grande prova viene offerta dall’attrice che interpreta la zia e che fu definita da Brecht “la più grande di Mosca”) ci ricorda i momenti migliori di Langdon e Keaton. Novye pochoždenija Švejka è anche un film lirico e poetico, capace di cogliere la solennità del paesaggio e lo spirito assorto dei laghi e delle montagne. E spicca per un altro aspetto, forse più ovvio ma non per questo meno originale: il modo in cui viene sviluppata la dialettica tra eroismo e antieroismo.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Peter von Bagh

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