NOTRE-DAME, CATHÉDRALE DE PARIS
Scen.: Georges Franju, Frédéric de Towarnicki (commento). F.: Marcel Fradetal. M.: Suzanne Sandberg. Mus.: Jean Wiener. Int.: Muriel Chaney (voce narrante). Prod.: Anatole Dauman, Philippe Lifchitz, per Argos Films, Sammy Halfon, Como Films. 35mm. D.: 15’. Col.
Scheda Film
La chiesa filmata nel dicembre 1956 non è né quella della mattina del 15 aprile 2019 né quella del 1963, quando fu ripulita una prima volta su iniziativa del ministro della cultura Malraux: la facciata è nerastra, le statue mutilate languono nei giardini o sono ricoperte di escrementi. Franju mostra una navata quasi deserta, frequentata unicamente da fedeli di un’epoca preconciliare e nella quale non esisteva ancora il turismo di massa. Come sottolineato dal titolo, il soggetto è la cattedrale e non la religione: il film è laico, ma non blasfemo come hanno fatto credere certi deliri critici di allora. Franju lascia liberi gli spettatori, anche se in un’intervista a François Truffaut commenta divertito alcune reazioni: “L’altro giorno un vicino ferma mia moglie per strada e le dice ‘Ho visto il film di suo marito su Notre-Dame, che meraviglia! E poi si sente che il signor Franju è un vero cattolico; si capisce che ci sta dicendo: guardate queste sedie, qui è dove verranno a pregare migliaia di fedeli!’. Cosa dovevo rispodere? Ho girato quell’inquadratura proprio per mostrare che i fedeli scarseggiano, che la cattedrale era deserta, e guardi cosa vanno a capire!” (“Cahiers du cinéma”, n. 101, novembre 1959). Intervistato da Freddy Buache, aggiunge: “se la chiesa fosse stata affollata mi sarebbe andata bene lo stesso. I problemi si risolvono. Anche quando le cose non vanno come previsto, si risolve per forza quando si sa vedere e scegliere il proprio oggetto o il proprio soggetto” (“Positif”, n. 25-26, autunno 1957). Quello che vede Franju è l’edificio medievale che perdura, e che vive al ritmo della città.
Bernard Eisenschitz