NOI INSISTIAMO! SUITE PER LA LIBERTÀ SUBITO

Gianni Amico

Sog.: Gianni Amico, Mario Nicolao. F.: Carlo Ventimiglia. M.: Roberto Perpignani. Mus.: dall’album We Insist! Freedom Now Suite di Max Roach · Beta SP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Noi insistiamo! è un montaggio d’immagini fotografiche in bianco e nero che compone un trittico dedicato ai musicisti jazz “da anni all’avanguardia nella lotta per la libertà della razza negra”: un’opera mondo, dove le responsabilità dei bianchi appaiono nella loro feroce evidenza. Eppure, lo stupore per la liberazione trascende l’ideologico e abbraccia nuove consapevolezze mitiche. Costruito sulla registrazione del celebre album We Insist! Freedom Now Suite (composto da Max Roach a partire da un poema di Oscar Brown Jr., interpretato da Abbey Lincoln e accompagnato dal saxofono di Coleman Hawkins), il film unisce magicamente immagini e musica: la qualità delle prime garantite da un sapiente direttore della fotografia come Carlo Ventimiglia, la gestione delle seconde assicurate dalla sensibilità e dalla passione musicale di Amico stesso. Una produttiva dinamica fra immagine e suono, in cui il secondo non è semplice accompagnamento referenziale della prima, ma, piuttosto, alleato nella costruzione di nuovi orizzonti di senso. “E non è più chiaro, tra le ondate rabbiose di Roach, i lampi del montaggio e gli scoppi di voce di Abbey, a chi si debba la semplice rivendicazione sociale, a chi il grado di rivolta di portata ancora maggiore […]. Basta dire che si rimane affascinati e che questa capacità di affascinare si deve ai musicisti e al cineasta nella stessa misura” (Jacques Bontemps). Il tutto mirabilmente calibrato dal montaggio di Perpignani, il quale ricorda quanto il cinema di Amico fosse “radicato nella realtà dei sentimenti che stanno a metà tra l’osservazione e la partecipazione. È un guardare la vita standoci dentro, e forse l’incapacità di raccontare qualcosa che non sia di fatto materia di esperienza. In questo forse consisteva anche il suo essere aristocratico”.

Marco Bertozzi

Copia proveniente da