Noah’s Ark

Michael Curtiz

T. It.: L’arca Di Noè; Sog.: Darryl F. Zanuck; Scen.: Anthony Coldeway, B. Leon Anthony, Michael Curtiz (Non Accr.); F.: Hal Mohr, Barney Mcgill; Mo.: Harold Mccord; Scgf.: Anton Grot; Mu.: Alois Reiser, Louis Silvers; Int.: Dolores Costello (Miriam/Marlene), George O’brien (Japheth/Travis), Noah Beery (King Nephilim/Nickoloff), Guinn Williams (Shem/Al), Paul Mcallister (Noè/Il Cappellano), Louise Fazenda (Hilda), William V. Mong (L’albergatore/La Guardia), Anders Randolph (Comandante Dei Soldati Tedeschi), Armand Kaliz (Un Fran- Cese/Il Capo Delle Guardie Del Re), Nigel De Brulier (Il Gran Sacerdote), Malcom Waite (Il Balcanico/Shem), Myrna Loy (Una Danzatrice/Una Schiava); Prod.: Warner Bros. E The Vitaphone Corporation; Pri. Pro.: Marzo 1929 O 15 Giugno 1929; 35mm. L.: 2881 M. D.: 105′ A 24 F/S.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Quando la Warner Bros. ingaggiò il regista ungherese Michael Curtiz nel 1926, era in atto una strategia, iniziata tre anni prima con l’arrivo di Ernst Lubitsch, che doveva indurre le produzioni Warner, fino ad allora piuttosto restie, a chiamare registi europei di film d’arte, grazie ai quali avrebbero aggiunto un tocco sofi­sticato a film generalmente banali. La competizione era dura, molti altri studios di Hollywood erano giunti, quasi contempora­neamente, alla stessa conclusione. Dopo qualche progetto di minore importanza che aveva avvalorato la loro fiducia nel nuo­vo regista, i Warner gli affidarono Noah’s Ark, un’avventura epi­ca che metteva in parallelo la dissolutezza biblica al degrado della società moderna. Prima dell’avvento della computer graphics normalmente si sarebbero usate alcune invenzioni tecnologiche per mettere in scena la distruzione della civiltà. Il cameraman Hal Mohr, che più tardi avrebbe parlato di Curtiz come di un “sadico”, lasciò il film in segno di protesta contro il programma di Curtiz: evitare l’uso di effetti speciali spazzando via le comparse letteralmente con migliaia di litri d’acqua del Los Angeles River (alla fine furono usati effetti ottici, ma non pri­ma che molte di quelle comparse avessero subito gravi danni dal diluvio di Curtiz).

Mentre il film si avvicinava alla conclusione, i Warner pensaro­no che, dato il successo del procedimento Vitaphone, fosse necessario aggiungere una serie di sequenze parlate al film ori­ginariamente muto. Purtroppo l’aggiunta del suono danneggiò il film più che giovargli. “[Gli attori] sono costretti a recitare delle battute così assurde che quasi infrangono l’illusione che la sequenza visiva vorrebbe creare”, scrisse un critico. La prima proiezione di Noah’s Ark durava circa 135 minuti, ma nella copia per la distribuzione fu tagliata mezz’ora che, a quanto pare, includeva diverse sequenze parlate. Una seconda edizione del 1957, pesantemente rimontata a cura di Robert Youngson, ha sostituito il suono originale e ha ridotto ulteriormente la lun­ghezza a circa sette bobine. Il restauro attuale, assemblato da diverse fonti, si avvicina alla versione del 1929.

Richard Koszarski

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