NIE WIEDER LIEBE
R.: Anatole Litvak. Ass. alla Regia Max Ophüls. Sc.: Irma von Cube, Felix Joachimson e Anatole Litvak dal spettacolo teatrale Dover – Calais di Julius Berstel. Scgf.: Robert Herlth, Walter Röhrig e Werner Schlichting. F.: Franz Planer e Robert Baberske. In.: Lilian Harvey (Gladys), Harry Liedtke (Sandercroft), Felix Bressart (Jean, suo servitore), Margo Lion (una cantante di sentimenti), Oskar Marion (Jack, un amico di Sandercroft), Julius Falkenstein (Dott. Basket),Theo Lingen (Rhinelander), Hermann Speelmans (Tom). P.: Universum-Film A. G., Berlino. 35 mm. L.: 2173m. D.: 80’ a 24 f/s.
Scheda Film
“Lilian Harvey ha sempre avuto l’aspetto di chi già all’inizio della propria carriera stesse cercando di rilanciarsi. Sul suo viso precocemente invecchiato cala la maschera di ferro dello charme nella quale, nei momenti di sopraffazione emotiva, si aprono solchi che nessun trucco è in grado di occultare. La regia dell’Ufa, che con lei non voleva lanciare né una vamp, né una gran dama, ma ‘la più dolce ragazzina del mondo’, concedeva al suo viso un’unica espressione: quella di una macchinale gaiezza. La Harvey avrebbe voluto aleggiare come una fata sopra il suolo ma la sua andatura a piccoli passi la faceva assomigliare piuttosto a una bambola cui fosse stata data la carica. I suoi gesti erano meticolosi, senza un colpo d’ala, i suoi passi di danza scolastici e, quando in preda allo stordimento, correva incontro a Willy Fritsch non muoveva i fianchi ma oscillava come una bandiera separata dal corpo. Lilian Harvey, eterno sogno biondo e beniamina della fortuna, era l’interprete perfettamente sintetica, i cui tratti umani captano e adottano con rigorosa conseguenza i movimenti a scatti dei cartoni animati. Non a caso nel grottesco impianto ispirato al nonsense di Glückskinder (1936) ella avrebbe voluto, come ruolo ideale, il ruolo dei suoi sogni, interpretare Topolino”. (Karsten Witte, Zu schön um wahr zu sein: Lilian Harvey (1977), in Idem, Lachende Erben, toller Tag. Filmkomödie im dritten Reich, 1995)
“Julius Berstl per la sua figura di giornalista emancipata, che nel film si chiamava Gladys O’Halloran, aveva pensato a Elisabeth Bergner, ma nel film il ruolo viene interpretato da Lilian Harvey. Che quest’ultima non fosse affatto tagliata per la parte lo rileva molto puntualmente Ophüls, sebbene per galanteria non la nomini (Spiel im Dasein, p. 138 s.), e racconta come l’attrice non fosse semplicemente in grado di tradurre in realtà le sue indicazioni e i suoi suggerimenti. Ma le deficienze del film non riguardano solo lei. La trovata della pièce era che non si chiudeva con un lieto fine, ma che la giornalista Gladys O’Halloran, dopo aver fatto girare la testa a Sandercroft e a tutto l’equipaggio, si gettava nuovamente in acqua e gli uomini restavano con un palmo di naso. Ma gli sceneggiatori invece escogitarono uno stupido intrigo per prolungare l’azione e andare a concludere con l’happy end. Forse a decretare il successo del film furono le riprese del carnevale di Nizza, o le musiche di Mischa Spoliansky, oppure l’apparizione davvero trascinante di Margo Lion nella bettola del porto con la canzone di Robert Gilbert Leben ohne Liebe kannst du nicht [Non puoi vivere senza amore]; è davvero difficile associarsi all’entusiamo della critica. Ciò che dal punto di vista odierno è degno di menzione è la prestazione del cameraman Franz Planer. Planer diventò uno dei più importanti cineoperatori di Ophüls e diede un contributo decisivo all’evoluzione dello specifico stile del regista; nel film Nie wieder Liebe la sua impronta si riconosce nel fatto che qui, insieme a Litvak, persegue una concezione di ripresa in movimento da cui Ophüls venne manifestamente influenzato. (Helmut G. Asper, Max Ophüls, 1998)