NELLI RAINCEVA
Scen.: Aleksandr Amfiteatrov. F.: Boris Zavelev. Int.: Zoja Barancevič (Nelli Rainceva), Ol’ga Rachmanova (madre di Nelli), Aleksandr Cheruvimov (padre di Nelli), Konstantin Zubov (impiegato Petrov), Vera Pavlova (Tanja), Janina Mirato (Koreckaja), Michail Stal’skij (Leonid Andreev). Prod.: Aleksandr Chanžonkov. 35mm. L.: 714 m. D.: 39’ a 16 f/s. Bn.
Scheda Film
L’adattamento cinematografico della prosa semplice di Aleksandr Amfiteatrov, tipico testo di inizio secolo su un rapporto servo-padrona, rappresenta una sorta di variante di La signorina Julie di August Strindberg. Strindberg era molto popolare in Russia, tanto che un anno prima Jakov Protazanov aveva già diretto una versione di La signorina Julie (Plebej, 1915).
L’insoddisfatta Nelli Rainceva partecipa a una festa organizzata da alcuni domestici e avvia una relazione con lo scrivano del padre. Presto la sua vita precipita in un baratro di sofferenza, la cui unica via d’uscita è la morte. Il film si apre accanto alla tomba della protagonista e si struttura come un flashback: la cameriera trova il diario della defunta padrona. Più che svelarsi, la storia diviene parossistica: lo spettatore non attende il finale, che già conosce, ma si appassiona alla trama. Insolita per Evgenij Bauer appare non solo la struttura narrativa ma anche la gestione della protagonista, mai subordinata allo sfondo decorativo: i piani medi e i primi piani di Zoja Barancevič nel ruolo di Nelli spostano l’attenzione dalle circostanze esteriori alle vicissitudini interiori. Allieva del regista teatrale Konstantin Mardžanov, Zoja Barancevič entrò molto giovane negli studi cinematografici di Chanžonkov firmando un contratto di tre anni. Con dodici film all’anno divenne presto la stella del cinema prerivoluzionario, grazie alle solide tecniche di recitazione (che Vera Cholodnaja non possedeva) e alla fotogenia (spesso assente negli attori di formazione teatrale).
Anche in Nelli Rainceva Evgenij Bauer resta fedele alle tecniche chiaroscurali che dominano i suoi film. Perfino il sottotitolo ne sottolinea gli intenti registici: il termine russo dvigopis, calco del francese cinématographe, rimanda al concetto di ‘scrittura’ del movimento. Con le sue pennellate di luce, Bauer tenta di superare la piattezza dello schermo e costruisce una composizione in profondità, evidente soprattutto nella scena del ballo dei domestici.
Alisa Nasrtdinova