NE OKREĆI SE, SINE

Branko Bauer

Scen.: Branko Bauer, Arsen Diklić. F.: Branko Blažina. M.: Boris Tešija. Scgf.: Zelimir Zagotta. Mus.: Bojan Adamič. Int.: Bert Sotlar (Neven Novak), Lila Andres (Vera), Zlatko Lukman (Zoran Novak), Mladen Hanzlovsky (Ivica Dobrić), Radojko Ježić (Leo), Stjepan Jurčević (padre di Ivica), Greta Kraus-Aranicki (Matilda, madre di Ivica), Nikša Štefanini (capo del servizio di sorveglianza degli Ustascia). Prod.: Zvonimir Kovačić per Jadran Film. 35mm. D.: 105’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Giocosità e sobrietà, classicismo e poesia, sensibilità storica e capacità di osservare con cuore libero da pregiudizi i meccanismi che governano la vita sono i doni rari del maestro Branko Bauer, uno dei maggiori cineasti emersi nel periodo postbellico nonché decano del cinema jugoslavo. Ne okreći se, sine, il suo fondamentale film del 1956, segnalò un cambiamento nella rappresentazione della Seconda guerra mondiale. Soffermandosi da un lato sulla natura del totalitarismo e dall’altro sugli effetti del genocidio e dell’Olocausto, il film trasmette l’esperienza della guerra filtrandola attraverso una lente personale. Con un finale che rientra di diritto tra i più emozionanti mai fissati su celluloide, ci permette anche di riflettere su ciò che oggi significa ricordare e ‘guardarsi indietro’. Il film segue il viaggio del partigiano Neven (Bert Sotlar), fuggito da un treno diretto al campo di concentramento di Jasenovac. Dopo essere arrivato a Zagabria e aver scoperto che il giovane figlio Zoran (Zlatko Lukman) è stato indottrinato all’ideologia fascista, Neven – con l’aiuto di Vera (Lila Andres) – deve trovare un modo per riavere suo figlio e lasciare con lui la città prima di essere scoperti dalla polizia del regime. Essenziale, lirico e struggente ritratto di un padre e un figlio, il film pone la questione della responsabilità individuale e della giusta azione sotto un regime totalitario che cerca di spersonalizzare i suoi sudditi e il modo in cui si relazionano tra loro. Bauer, che avrebbe avuto un’influenza fondamentale per il Nuovo cinema jugoslavo, era nato in una famiglia croata a Dubrovnik, si era formato nello studio di produzione Jadran film e in alcune opere significative aveva già narrato storie di ragazzi ambientate sulla costa adriatica. Scrisse la sceneggiatura in collaborazione con il poeta serbo Arsen Diklić, destinato a diventare un amato scrittore per ragazzi. Ammirando la splendida copia d’archivio di questo classico si comprende come Bauer e Diklić siano stati in grado di conservare quello spirito, e – addentrandosi in acque sempre più profonde e pericolose – a preservare ciò che più conta: la semplicità infantile.

Mina Radović

Copia proveniente da