NAMUS

Hamo Beknazaryan

Scen.: Hamo Beknazaryan. F.: Sergej Zabozlaev. Int.: Ovanes Abelyan (Barchudar), Asmik (Mariam), Olga Maysuryan (Gul’naz), Grachya Nersesyan (Rustam), Avet Avetisyan (Ayrapet), Nina Manucharyan (Shpanik), Samvel Mkrtchan (Seyran), Maria Shakhubatyan-Tatieva (Susan), Ambartsum Khachanyan (Badal), Siranush Aleksanyan (Susambar), Ripsimiya Melikyan (Sanam), Amasy Martirosyan (Sumbat). Prod.: Goskinoprom Georgia, Gosfotokino Armenia. 35mm. L.: 1904 m. D.: 83’ a 20 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Namus, il primo film armeno, fu realizzato nel giugno del 1926 dalla società di produzione armena Gosfotokino in collaborazione con la Goskinoprom georgiana. Il film, tratto da un romanzo dello scrittore Alexander Shirvanzade, descrive la vita quotidiana in una città di provincia del distretto di Shamakhi negli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento e i tragici eventi causati dai pregiudizi della società armena pre-rivoluzionaria. La trama ruota attorno al dramma di due giovani innamorati, vittime del crudele e onnipotente adat, l’insieme di regole e leggi tradizionali. Forte dei suoi trascorsi d’attore nel cinema russo pre-rivoluzionario e della sua esperienza di regista negli studi di produzione georgiani, Hamo Beknazaryan divenne il primo regista cinematografico della Repubblica d’Armenia. 
Namus fu il primo film realista sovietico a ritrarre la vita quotidiana dell’Oriente nell’Ottocento. Contrariamente ai tanti film ‘orientali’ precedentemente realizzati in altri paesi, il regista riuscì a evitare la volgarizzazione e la semplificazione dell’esotismo. Il realismo di Beknazaryan raggiunge la massima intensità in episodi come la scena nuziale, spingendosi vero un naturalismo estremo nella descrizione di un terremoto. Alcuni critici definirono Namus un film etnografico, per la cura con cui descrive antichi usi e costumi. Ma per Beknazaryan il materiale etnografico fa semplicemente da sfondo alla descrizione dei personaggi. Analogamente, attraverso i primi piani il regista sottolinea i tratti caratteristici del popolo armeno. Sullo schermo gli armeni appaiono autentici, con i loro gesti, le loro espressioni, le loro abitudini e le loro relazioni sociali. Uno dei punti di forza del film, secondo i critici, fu la scelta degli attori, provenienti soprattutto dal teatro armeno. Beknazaryan seppe unire alla convincente recitazione l’uso di tecniche come il montaggio e la dissolvenza incrociati, offrendo da un lato un’immagine intensamente realistica del vissuto e dall’altro una romantica storia d’amore. 
Il successo fu enorme, tanto che la fabbrica di tabacco moscovita Java inaugurò subito una nuova marca di sigarette chiamata Namus. Il film uscì non solo in Unione Sovietica ma anche in Europa, America e Medio Oriente. 
All’inizio degli anni Trenta Namus fu post-sincronizzato (pratica corrente nel cinema sovietico) con partiture scritte appositamente dai compositori armeni Nikoghayos Tigranyan, Sargis Barkhudaryan, Martyn Mazmanyan e con musica tradizionale eseguita con la zurna. Il Gosfilmofond conserva due versioni di Namus: la copia sonora con le didascalie bilingui originali (in armeno e russo) e una versione muta rimontata nello studio di produzione di Erivan nel 1938, con didascalie leggermente modificate. Al festival sarà presentata la versione sonora di Namus con l’accompagnamento musicale armeno, recentemente riscoperta. 

Anna Malgina